Bruxelles – “Un grande risultato per la presidenza ceca” di turno dell’Ue, riconosce Zbyněk Stanjura, il ministro delle Finanze che porta a casa l’accordo che permette all’Europa degli Stati di guardare con rinnovato slancio la crisi energetica. “Adesso possiamo finalizzare processi e procedure già per la fine dell’anno”, chiosa Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo di una Commissione europea che vede i tasselli di un puzzle mettersi in ordine come meglio non poteva sperare. L’Ecofin di Lussemburgo trova l’intesa sul finanziamento di RePowerEu, la strategia lanciata sulla scia delle crisi energetica per affrancarsi dalla dipendenza russa. Già, la dipendenza russa. “All’inizio dell’anno era il 96%” di tutti gli acquisti, ricorda il presidente di turno dell’Ecofin. Per questo “il compromesso è molto importante”.
L’idea di fondo non cambia. Utilizzare il meccanismo per la ripresa NextGeneration EU e il suo Recovery Fund per finanziare il meccanismo di sicurezza energetica. La proposta della Commissione prevedeva l’utilizzo dei circa 225 miliardi di euro di prestiti ancora non ancora utilizzati dal Recovery fund varato durante la pandemia Covid-19 e da altri 20 miliardi di euro di sovvenzioni dalla vendita all’asta di quote di carbonio del sistema di scambio di emissioni dell’Ue – il sistema ETS – che oggi sono ferme nella riserva di Stabilità del Mercato. Su questi 20 miliardi i ministri economici dell’Ue alla fine si mettono d’accordo in questo modo: arriveranno dal prelievo dal Fondo per l’innovazione (75%) e in parte dall’anticipo delle quote del sistema di scambio di quote di CO2, vale a dire l’ETS (25%).
Trovata anche la chiave di ripartizione delle risorse. Gli Stati membri potranno richiedere il sostegno del prestito fino al 31 agosto 2023, includendo anche la possibilità di trasferimenti volontari dalla riserva di adeguamento alla Brexit e dal Fondo per una transizione giusta. Ancora, l’accordo mantiene una deroga al principio “non nuocere in modo significativo” agli investimenti che migliorano le infrastrutture e gli impianti energetici per soddisfare il fabbisogno immediato di sicurezza dell’approvvigionamento di petrolio e gas. Consiglio e Stati membri dovranno fornire una “giustificazione alla Commissione quando desiderano derogare al principio”. L’Ecofin che trova l’intesa spiana la strada all’avvio dei negoziati con l’Europarlamento, che dovrebbe adottare la sua posizione in sessione plenaria a Strasburgo dal 17 al 20 ottobre.