Bruxelles – Da una parte, danni senza precedenti ai due principali tubi di trasporto del gas russo in Europa. Dall’altra, l’inaugurazione del gasdotto che porterà fino a 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Norvegia alla Polonia. Nella notte tra domenica e lunedì sono state registrate grosse perdite dai gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2, le due principali infrastrutture di trasporto del gas russo in Europa. Anche se le cause delle perdite non sono certe, molte delle ipotesi (che finora non hanno prove a sostegno) conducono all’idea che le perdite siano dovute a un ennesimo tentativo del regime russo per fare pressioni sui governi europei sfruttando le forti dipendenze dal gas in arrivo da lì.
Entrambe le infrastrutture non erano comunque in attività: Nord Stream 2 non lo è mai stato, ma per motivi tecnici era comunque pieno di gas, mentre l’infrastruttura principale del Nord Stream 1 (che a capacità massima era in grado di trasportare 55 miliardi di metri cubi di gas provenienti dai giacimenti siberiani) era ferma in una manutenzione strumentale da parte del Cremlino dalla fine di agosto. Bruxelles rassicura sulla sicurezza energetica del Continente,”Siamo stati informati di tre fughe di gas identificate sui gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2. Stiamo seguendo gli sviluppi con gli Stati membri interessati”, ha assicurato il portavoce per l’Energia della Commissione europea, Tim McPhie, rispondendo alle domande durante il briefing quotidiano con la stampa. “Per il momento non ci sono impatti sulla sicurezza di approvvigionamento in Europa”, ha sottolineato il portavoce, ricordando che “da settimane sono state azzerate le forniture dal Nord Stream 1 e il Nord Stream 2 non è autorizzato a operare”.
Le perdite di gas rappresentano in ogni caso un potenziale rischio per i livelli di inquinamento dell’aria e per il cambiamento climatico, oltre ad aver causato una zona di esclusione per la navigazione marittima al largo della Danimarca. Nel giorno in cui gli occhi di Bruxelles erano puntati, preoccupati, sulle perdite di Nord Stream nel frattempo a Goleniów, in Polonia, è stato inaugurato oggi il nuovo gasdotto Baltic Pipe, che sarà operativo per il passaggio dei flussi a partire dal primo ottobre e consentirà di importare fino a 10 miliardi di metri cubi (bcm) di gas all’anno dalla Norvegia alla Polonia e di trasportare 3 miliardi di metri cubi di gas dalla Polonia alla Danimarca.
Il progetto, sostenuto dalle Reti Transeuropee per l’Energia, secondo l’Ue “potenzia la diversificazione dell’approvvigionamento di gas nell’Europa centro-orientale e negli Stati baltici aprendo una nuova rotta di importazione dal Mare del Nord verso l’UE”, si legge in una nota dell’esecutivo europeo. E acquista ancora più rilevanza nel quadro dello sforzo dell’Ue per azzerare la dipendenza dal gas e dagli altri combustibili fossili importati dalla Russia, un impegno assunto dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca. Fino a prima dello scoppio della guerra, Mosca era il principale fornitore di gas all’Europa da cui arrivava oltre il 40 per cento delle importazioni (per la Polonia si parla del 55 per cento delle forniture prima dell’inizio della guerra), oggi l’Europa ne importa il 9 per cento e si punta ad azzerare le percentuali entro il 2027.
Il Baltic Pipe è diventato un progetto di interesse comune dal 2013 e ha ricevuto da Bruxelles circa 267 milioni di euro di finanziamenti dell’UE attraverso il meccanismo per collegare l’Europa. Oltre che per l’Ue, l’infrastruttura è essenziale anche per la Polonia, uno dei 13 Paesi dell’Unione ad aver subito un’interruzione dei flussi di gas da Nord Stream decisa da Putin ad aprile dopo il rifiuto del governo di Varsavia di pagare il gas in rubli. “Il Baltic Pipe è un progetto chiave per la sicurezza dell’approvvigionamento nella regione e il risultato di una politica dell’UE volta a diversificare le fonti di gas. Il gasdotto svolgerà un ruolo prezioso nell’attenuazione dell’attuale crisi energetica”, ha ricordato in una nota la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, nel giorno dell’inaugurazione, congratulandosi con i governi “polacco e danese e con i gestori dei sistemi di trasmissione per aver reso questo progetto una realtà e aver raggiunto un traguardo importante per la politica infrastrutturale dell’UE”.