Bruxelles – La preoccupazione per la democrazia, per il rispetto delle regole comuni, per la tenuta dell’Europa. Il giorno dopo le elezioni italiane in Parlamento europeo si respira un’aria tutta nuova, assai più preoccupata. Gli europarlamentari non italiani non stanno a guardare. Se gli esponenti dei gruppi di destra si felicitano per la vittoria di Giorgia Meloni e del centro-destra italiano, gli altri, soprattutto Verdi e socialisti, sono giù pronti alla resa dei conti con il Ppe, di cui fa parte Forza Italia, e i cui vertici hanno sostenuto la scelta di correre insieme ad un partito che non si esita ad accostare al fascismo.
A testimoniare la ‘maretta’ in seno ai popolari il tedesco Dennis Radtke. “Gli amici di Putin, gli odiatori dell’Europa e della Germania, l’incitamento contro omosessuali e rifugiati: questa è l’offerta politica di Meloni e Salvini”. Non chiama in causa i vertici di gruppo e partito, ma mette sul tavolo del Ppe materiale per riflessioni interne.
“Abbiamo bisogno di un governo filo-europeo in Italia, e questo non può accadere sotto un governo post-fascista come Meloni”, Thomas Waitz, dei Verdi. “Invito Berlusconi, Weber e il Ppe a non sostenere questo governo”. Commenti e richiesta analoghe quelle del maltese Cyrus Engerer, socialista. “Il Ppe deve rendersi conto che flirtare con l’estrema destra fascista potrebbe dare piccoli ‘vantaggi’ a breve termine, ma porterà alla loro stessa distruzione e all’abolizione della società basata sulla democrazia e sulla parità dei diritti umani”. Anche la socialista francese Sylvie Guillaume ha qualcosa da dire ai popolari europei. “Ppe e Weber Weber: pronti a sostenere questa alleanza”, la critica. “L’Unione europea dovrà avere a che fare con un altro Stato membro i cui leader sfidano le regole comuni… beneficiando al contempo della maggior quantità di fondi europei per la ripresa”.
Guillome esprima la preoccupazione circa le capacità dell’Italia di spendere tutti i fondi del recovery fund, di cui il Paese è secondo beneficiario dopo la Spagna. Una preoccupazione non nuova, a cui il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, aveva dato seguito precisando che i piani di ripresa non si riaprono, e che vanno attuati così come concordati. Lo ricorda anche Markus Ferber. “L’Italia ha votato. Il nuovo governo deve inviare un chiaro segnale di sostegno all’Europa e al percorso di riforme guidato da Draghi”, scandisce l’europarlamentare tedesco del Ppe. “Con i miliardi del piano di ripresa e e il sostegno della Banca centrale europea, la posta in gioco è molto alta”.
Tra le fila dei liberali preoccupazione viene espressa da Morten Petersen, che definisce la vittoria di Meloni “Una scelta triste”, mentre per la verde Kira Maria Peter-Hansen mancano solo le cavallette di biblica memoria. “Sono successe molte cose dalle elezioni europee del 2019. Una pandemia e una crisi economica, incendi e inondazioni, evacuazioni dall’Afghanistan e guerra in Ucraina. Ora anche il fascismo in Italia. È spaventoso”.
La francese Leila Chaibi, (la Sinistra), chiama a raccolta per una nuova alleanza. “Dopo la Svezia, è il turno dell’Italia: l’estrema destra sta vincendo con la compiacenza della destra e del centro. Più che mai, la nostra responsabilità è quella di mettere insieme un’alternativa di rottura di sinistra, ecologica e sociale”. Appare un invito a verdi e socialisti