Bruxelles – È tempo di passare ai fatti per contrastare l’insicurezza che sta mettendo a rischio i sistemi alimentari in tutto il mondo. E a New York, a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu, si cerca una soluzione mediata da Unione Europea, Stati Uniti e Unione Africana: “Possiamo superare l’insicurezza alimentare globale solo lavorando insieme per creare partenariati innovativi“, è il messaggio-chiave della Dichiarazione firmata nella nottata europea tra martedì 20 e mercoledì 21 settembre dai leader del Summit sulla Sicurezza Alimentare Globale.
Con oltre cento Stati membri delle Nazioni Unite che hanno approvato la Roadmap per la sicurezza alimentare globale, la Dichiarazione fissa l’obiettivo di contrastare “l’impatto combinato di una pandemia globale, le crescenti pressioni dovute alla crisi climatica, gli alti prezzi dell’energia e dei fertilizzanti e i conflitti prolungati, tra cui l’invasione della Russia in Ucraina”, che hanno aumentato “drasticamente” l’insicurezza alimentare globale, “soprattutto per i più vulnerabili”. Lo scatto che porta dalle parole ai fatti si esplicita in sette linee d’azione specifiche “per rispondere ai bisogni umanitari immediati e costruire sistemi agricoli e alimentari più resilienti”.
Prima di tutto servono nuove donazioni finanziarie aggiuntive alle principali organizzazioni umanitarie per fornire più assistenza umanitaria “immediata e salvavita”, comprese donazioni in natura e costi associati per la consegna di prodotti alimentari di base “in base alle esigenze valutate”. Vanno poi mantenuti aperti i mercati alimentari, dei fertilizzanti e dell’agricoltura, evitando misure restrittive “ingiustificate” come i divieti di esportazione, che “aumentano la volatilità del mercato”. Al contrario, i leader del Summit sulla Sicurezza Alimentare Globale vogliono sostenere un aumento della produzione di fertilizzanti – “laddove possibile e necessario” – per compensare le carenze e accelerare le innovazioni, e allo stesso tempo accelerare l’agricoltura e i sistemi alimentari sostenibili, favorendo i Paesi più colpiti in loco sia a livello di produttività agricola sia di transizione energetica per gli agricoltori di qualsiasi dimensione. Di qui la necessità di aumentare gli investimenti in ricerca e tecnologia per “sviluppare e implementare innovazioni agricole basate sulla scienza e resistenti al clima, comprese le sementi”, ma anche di monitorare i mercati che influenzano i sistemi alimentari, garantendo la “piena trasparenza” e condividendo dati e informazioni “affidabili e tempestive”.
“Questa crisi va ben oltre il cibo, stiamo affrontando una crisi del costo della vita, una crisi causata dalla ‘tempesta perfetta’ delle sfide alimentari, energetiche ed economiche”, ha sottolineato il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, nel suo intervento al Summit di New York. “Siamo qui per trovare soluzioni collettive per contrastare l’insicurezza alimentare, insieme all’Africa e insieme al resto del mondo“, ha aggiunto Michel, sottolineando la necessità di più coordinamento e più denaro”, come sta dimostrando lo sforzo dell’Unione Europea di mettere sul tavolo “quasi 8 miliardi di euro fino al 2024 per fornire aiuti umanitari e soluzioni a breve e lungo termine”.
Se la guerra del Cremlino in Ucraina è “un test del nostro ordine internazionale basato sulle regole“, la risposta coordinata non può che passare dalle Nazioni Unite e da tutti i partner “che credono nella cooperazione globale”, ha esortato il presidente Michel all’azione. L’esportazione dei cereali dall’Ucraina è ancora una delle principali priorità, dopo mesi di blocco e di bombardamento dei porti del Mar Nero da parte della marina russa: “Le nostre corsie di solidarietà Ue-Ucraina hanno trasportato più di 10 milioni di tonnellate di prodotti alimentari e l’Iniziativa per il grano del Mar Nero, guidata dalle Nazioni Unite, sta facendo la differenza”. Contrariamente a quanto affermato dagli organi di propaganda di Putin, “questo cibo arriva in Africa, Medio Oriente e Asia” e “contribuisce a stabilizzare i mercati”, ha messo in chiaro infine il numero uno del Consiglio Ue.