Bruxelles – Modifiche ai piani di ripresa sì, ma minimi. Paolo Gentiloni detta le condizioni per la politica, nazionale e non. Il commissario per l’Economia, dal palco della conferenza annuale sulla ricerca di Siviglia, chiarisce che non si tornerà indietro con quanto concordato finora tra governi e Commissione europea. “Siamo aperti a discutere punti limitati e specifici, ma non a riaprire o posticipare impegni chiave“, scandisce il componente italiano del team von der Leyen. Un messaggio che irrompe negli ultimi giorni di campagna elettorale di un’Italia al voto il 25 settembre, e da cui uscirà un nuovo governo da cui non si vogliono ripensamenti.
Lette in chiave nazionale, le parole di Gentiloni risuonano come esplicito invito a proseguire nel solco tracciato da Mario Draghi. E’ a lui che Bruxelles ha garantito già 25 miliardi di euro, sulla base della strategia messa a punto sotto la sua cabina di regia, e non è un mistero che il cambio di assetto politico nel Paese è oggetto di preoccupazione circa la capacità di andare avanti con impegni assunti e riforme messe in cantiere. “Non possiamo minare lo strumento comune più forte che abbiamo a nostra disposizione“, insiste Gentiloni, che richiama una volta di più a prendere coscienza del costo dell’inazione o di modifiche in corso d’opera. Serviranno “massicci investimenti per rendere più ecologiche le nostre economie“. Quanto massicci? “La nostra stima più recente stima la cifra a 520 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi ogni anno fino alla fine del decennio”.
La componente verde del meccanismo per la ripresa non può essere messa in discussione. NextGenerationEU, il programma in cui ricade il recovery fund e a cui rispondono i piani per la ripresa, InvestEU e REPowerEU “contribuiranno a colmare il divario di investimenti” che servono, a patto che li si attui. “Ecco perché – ribadisce una volta di più – chiediamo agli Stati membri di attuare i loro piani di ripresa e resilienza”.