Strasburgo, dall’inviata – Dal tetto sugli extra profitti delle società energetiche, al taglio sui consumi di elettricità, passando per la liquidità alle imprese e al contributo di solidarietà da parte delle aziende attive con i combustibili fossili. Ultime ore di lavori alla Commissione europea sul pacchetto per affrontare la crisi dell’energia, in cui ancora non è chiaro se vedrà o meno la luce anche la proposta di fissare un tetto al prezzo del gas a livello europeo. Intanto la Commissione prende tempo, e da Strasburgo fa sapere che le misure saranno formalmente discusse domani durante la riunione del collegio dei commissari (come da calendario) ma non saranno comunicate prima di mercoledì 14 settembre, quando all’Europarlamento la presidente Ursula von der Leyen dovrà pronunciare il suo annuale discorso sullo Stato dell’Unione.
Fonti spiegano che il collegio dei commissari domani discuterà le proposte a Strasburgo, ma queste verranno formalmente adottate in sequenza e che è “abbastanza frequente quando ci sono molti punti all’ordine del giorno”, come sarà nel collegio di domani in cui sono in agenda altre iniziative, come il Media Freedom Act. E’ probabile che la presidente voglia usare il discorso sullo Stato dell’Unione per fare grandi annunci sul tema dell’energia, ma in parte questo slittamento potrebbe essere legato al fatto che ci sono varie tensioni a livello di Ue sulle misure da adottare, a partire dal price-cap per il gas. Per cui l’Esecutivo si prende ancora del tempo per annunciare le misure.
Alla riunione straordinaria dei ministri europei dell’Energia che si è tenuta venerdì a Bruxelles, i governi dell’Ue hanno dato mandato alla Commissione europea di studiare e avanzare proposte per mitigare i costi dell’energia. Sostanziale convergenza si è registrata sulle quattro iniziative che riguardano l’introduzione di una tassa sui ricavi in eccesso dei produttori di energia elettrica non da gas (vedi rinnovabili, nucleare ma anche petrolio e carbone), una riduzione del consumo di elettricità nelle ore di punta (che l’esecutivo europeo punta a presentare sotto forma di un obbligo, lasciando ai governi un margine di libertà per decidere quando applicarlo), aiuti in forma di liquidità per le imprese elettriche e un contributo di solidarietà da prelevare dalle imprese attive con le fossili.
Nelle conclusioni della riunione, i ministri hanno anche chiesto a Bruxelles di presentare una proposta per un tetto massimo per i prezzi del gas, ma a livello di Capitali non c’è al momento una posizione comune tra i Paesi. Una quindicina di Stati membri, compresa l’Italia, sostiene un tetto generalizzato su tutto il gas importato in Europa, via tubo e via mare, e non solo per quello russo. La Commissione europea si sta orientando su una misura diversa e vuole presentare un ‘cap’ solo sul gas russo, che ormai rappresenta solo il 9 per cento delle importazioni di metano all’UE. “Per quanto riguarda il costo del gas, dobbiamo lavorare su risposte adeguate a un mercato globale”, ha detto von der Leyen in una serie di tweet pubblicati nel fine settimana.
Nella sostanza, la Commissione europea teme che un tetto generalizzato possa minare la sicurezza degli approvvigionamenti che arrivano all’Europa da altri fornitori dell’energia, come la Norvegia, con cui Bruxelles cerca di rimpiazzare tutto il gas russo. Timori che riguardano in particolare il gas naturale liquefatto (Gnl) che ha un mercato globale in espansione e molto competitivo e i timori della Commissione che un cap possa scoraggiare l’aumento delle forniture verso l’Europa non è completamente infondato. Proprio oggi Oslo si è detta “scettica” sull’ipotesi di un tetto massimo al prezzo del gas, ha affermato il primo ministro Jonas Gahr Store in una nota rilasciata dopo un colloquio telefonico con la presidente von der Leyen. “Siamo d’accordo ad avere un dialogo ancora più stretto con l’Ue in futuro sulle varie proposte che sono sul tavolo”, ha affermato Store dicendo che la Norvegia si avvicina alle discussioni con una mente aperta “ma siamo scettici su un prezzo massimo per il gas”. Da quando i governi Ue hanno preso