Città del Vaticano – Un sistema fiscale equo e non corrotto, la lotta a ogni forma di sfruttamento, di negligenza nella sicurezza, di discriminazione nei confronti delle donne incinta. Papa Francesco riceve in Vaticano quasi 5mila industriali italiani e usa parole “alte”, come le definisce poi il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, toccando tutti i temi che gli stanno a cuore in tema di lavoro.
L’invito è soprattutto a non perdere il “contatto” con la vita dell’impresa e a creare lavoro per i giovani. Sul tema degli stipendi è netto: “Se la forbice tra manager e dipendenti è troppo alta, la società si ammala”.
Una modalità di condivisione è la “filantropia”, ricorda il Papa, ringraziando chi ha sostenuto concretamente il popolo ucraino, specialmente i bambini sfollati perché possano andare a scuola. Ma più importante è quella forma di condivisione “spesso non capita” nel mondo moderno e nelle democrazie, che sono tasse e imposte: “Il patto fiscale è il cuore del patto sociale – scandisce il Papa -. Le tasse sono anche una forma di condivisione della ricchezza, così che essa diventa beni comuni, beni pubblici: scuola, sanità, diritti, cura, scienza, cultura, patrimonio”. Devono essere, però avverte, “giuste, eque, fissate in base alla capacità contributiva di ciascuno, come recita la Costituzione italiana. Il sistema e l’amministrazione fiscale devono essere efficienti e non corrotti. Ma non bisogna considerare le tasse come un’usurpazione”.
Il Pontefice chiede poi di fare di più, molto di più, per l’ambiente o “la terra non reggerà l’impatto del capitalismo“. Domanda “creatività e innovazione”, salvaguardia del Creato come “obiettivo diretto e immediato”, per non lasciare alle prossime generazioni un Pianeta “troppo ferito, forse invivibile”. Il momento non è semplice, ammette: “Anche il mondo dell’impresa sta soffrendo molto“, scandisce Francesco. Le imprese sono state piegate dalla pandemia prima e dalla guerra in Ucraina poi, “con la crisi energetica che ne sta derivando”: “In questa crisi soffre anche il buon imprenditore, che ha la responsabilità della sua azienda, dei posti di lavoro, che sente su di sé le incertezze e i rischi”.
Un allarme che il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, conferma e rilancia: “Oggi, a procurarci grande preoccupazione non sono solo gli effetti della spaventosa guerra in corso in Ucraina, i costi dell’energia e la perdurante bassa occupazione nel nostro Paese, ma l’onda di smarrimento, sfiducia e sofferenza sociale che esprime una parte troppo vasta della società italiana”.
Il presidente degli industriali parla di un Paese “smarrito, diviso, ingiusto con troppi dei suoi figli e con lo sguardo schiacciato sui bisogni del presente”. Ma al Pontefice assicura che un nuovo modello economico è in costruzione e che l’attenzione è tutta all’uomo, alla dignità, al tentativo di “dare una risposta, insieme a tutti gli altri attori della società, convinti che la direzione verso cui andare è quella di garantire il lavoro, che è certamente la questione chiave”.