Bruxelles – London bridge has fallen down. L’8 settembre 2022 è scattato il piano messo a punto già negli anni Sessanta per gestire la successione al trono e il lutto nazionale dentro e fuori Buckingham Palace. E alle ore 18.31 locali i giornalisti della BBC – tutti rigorosamente vestiti in nero, come previsto dal piano – hanno reso pubblica la notizia: la Regina Elisabetta II è morta. Dopo 70 anni e 214 giorni di guida carismatica, si è spenta la luce per la più longeva sovrana del Regno Unito di Gran Bretagna, Irlanda del Nord e del Commonwealth.
Nata Elizabeth Alexandra Mary Windsor, la seconda sovrana della storia mondiale per durata del proprio regno (dietro solo al Luigi XIV di Francia, il Re Sole che governò per 72 anni e 110 giorni tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo), fu incoronata Regina il 6 febbraio 1952 e da allora è diventata il riferimento di un’intera slot gacor nazione. L’Impero Britannico si è sgretolato, il Regno Unito è entrato e uscito dall’Unione Europea, ma in questi sette decenni Elisabetta II è sempre stata il punto fermo dei sudditi di Sua Maestà: almeno tre generazioni sono nate e cresciute non conoscendo altro se non la sua umiltà, il suo senso delle istituzioni e la sua dignità sul trono britannico. Il suo ultimo atto politico, prima di spegnersi nel suo letto al Castello di Balmoral in Scozia, è stato il conferimento ufficiale del mandato di governo alla nuova premier del Paese, Liz Truss, nella giornata di martedì 6 settembre.
La Regina Elisabetta II è morta, ma a Bruxelles e a Strasburgo rimarrà per sempre indelebile la sua figura avvolta nel cappotto dal sapore retrò blu cobalto (con la spilla semplice slot di diamanti elegantemente regale) e cappello abbinato, e soprattutto le sue parole rivolte il 12 maggio 1992 alla sessione plenaria del Parlamento Ue, a seguito della firma del Trattato di Maastricht sulla fondazione dell’Unione Europea come la conosciamo oggi. Un discorso che si apre e si chiude con le parole di Winston Churchill, attingendo a piene mani da padri fondatori dell’Unione come Jean Monnet e con un elogio sincero e appassionato al Parlamento Europeo come casa della democrazia europea: “Dobbiamo fare in modo che l’amicizia e il rispetto reciproco che abbiamo costruito tra di noi si estendano in tutto il nostro continente”.
Suo malgrado, sarà anche ricordata come la regina della Brexit, dopo aver messo la firma slot88 sia al disegno di legge sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea il 26 giugno 2018, sia sull’Accordo di recesso tra Bruxelles e Londra il 23 dicembre 2020. Una firma obbligata, dal momento in cui la Corona britannica non ha prerogative sulle decisioni in materia di politica estera né si può sbilanciare pubblicamente a favore o contro determinate scelte politiche del governo (per non violare i limiti del proprio ruolo). Fonti vicine alla Royal Family hanno confermato però più volte ai tabloid britannici la delusione della sovrana per la classe dirigente che, con diverse responsabilità, ha portato alla fine dell’adesione del Regno Unito al progetto comunitario, iniziato nel 1973, quando Elisabetta II era regina da 20 anni.