Mi piace molto il caffè fatto con le macchine a capsule che uno si mette dentro casa. Ho la mia personale, sono l’unico in famiglia ad usarla, e me la sono messa in camera da letto, così quando mi sveglio la mattina ho subito il mio caffè, a letto appunto.
Però questo vizio, questa coccola che mi faccio, potrebbe essere giunta alla fine, perché mi sta montando un grande disagio verso i produttori di queste capsule, che, per lo più, le presentano in vendita come piccoli gioielli, separate le une dalle altre, usando imballaggi di carta pesante, con i quali si potrebbe fare quasi un manifestino di un film. E che invece viene immediatamente buttato nel sacco giallo, quello del riciclo. Cosa che è giusto fare, ma produrre la carta costa, trasportare i rifiuti costa, riciclare costa, e tutto questo consuma energia ed inquina. Alti produttori, devo dire per onestà, usano solo dei tubi essenziali, con le capsule infilate dentro e via. Ma sono anche le più costose, e quindi io personalmente ne limito l’acquisto.
In Europa, già prima della guerra scatenata dalla Russia in Ucraina, era partito il Green Deal, il programma di sviluppo sostenibile della nostra economia, e tra le tante cose è previsto un provvedimento legislativo proprio sugli imballaggi. La proposta della Commissione europea è calendarizzata per il 30 novembre prossimo, dopo un periodo di preparazione di oltre due anni, che ha compreso anche una consultazione pubblica.
Questa proposta sugli imballaggi fa parte del più ampio quadro della lotta contro la plastica monouso, e a quanto pare dovrebbe riguardare anche quelli di carta. In fondo, le mie capsule potrebbero benissimo essere vendute anche sciolte, ad esempio, ed ognuno si potrebbe portare un suo sacchetto riutilizzabile e prenderne quante ne vuole. E questo vale per tanti prodotti, come le bustine per il tè, tanti prodotti ortofrutticoli, il parmigiano e molti oggetti di altro tipo, come un sellino per la bici, una camicia di lusso, i profumi…
Ecco, speriamo che questa direttiva imponga fra qualche anno (mi auguro pochi) una sostanziosa riduzione degli imballaggi, anche di carta. Anche questo è risparmio energetico, anche questo riduce la nostra necessità di importare fonti di energia.
L’auspicio è anche che questa volta la politica, e le imprese del settore, non facciano finta di cadere dal pero quando la normativa entrerà in vigore, come fu per gli imballaggi di plastica, e la plastica monouso, il cui bando era stato introdotto circa tre anni prima della sua entrata in vigore. Ma per racimolare qualche consenso qualche politico urlò al ‘colpo di mano’ dell’Ue, fingendo di non sapere che tutti i partiti avevano votato le nuove regole.
(Una prima edizione di questo editoriale è uscita sull’algenzia Gea, del nostro stesso gruppo editoriale Withub)