Bruxelles – Versare nella casse della Polonia il corrispettivo di 6,2 trilioni di zloty, vale a dire 1,3 trilioni di euro. A Varsavia si sono fatti i conti di quanto è costata l’occupazione nazista durante la seconda guerra mondiale, e adesso si intende ottenere dalla Germania il risarcimento dei danni provocati dalla presenza del Reich. “E’ il nostro obiettivo”, riconosce pubblicamente Jarosław Kaczyński, il leader partito Diritto e giustizia (PiS), attualmente al governo nello Stato UE dell’est. Una dichiarazione resa in occasione dell’83° anniversario dell’invasione della Polonia, che infiamma il dibattito.
Donald Tusk, leader del partito di opposizione Piattaforma civica, accusa la maggioranza “campagna anti-tedesca” quale mezzo per “rafforzare consensi”. Propaganda, insomma. “Non si tratta di alcuna riparazione, bensì di campagna politica”, il giudizio dell’ex primo ministro ed ex presidente del Consiglio europeo. Ma la leadership polacca insiste. “Oggi siamo obbligati a calcolare queste perdite nel modo più accurato possibile e presentare un conto adeguato a coloro che lo devono“, sostiene il primo ministro, Mateusz Morawiecki, convinto che “le vittime dell’aggressione tedesca meritino giustizia”, fatta anche di risarcimento danni.
The victims of German aggression demand justice. That is why we present the #WarLossesReport. It is not only a settling of the past, but above all compensation for crippling Poland’s future.
— Mateusz Morawiecki (@MorawieckiM) September 1, 2022
A leggere tra le righe delle dichiarazioni rese, però, sembra esserci l’intenzione di finanziare l’economia nazionale in questo momento delicato attraverso le vie alternative. La richiesta di compensazioni di guerra alla Germania, nel momento in cui Morawiecki pone l’accento sul “futuro della Polonia”, sembra essere un tentativo di trovare quelle risorse che altrove, al momento, è difficile reperire. Anche perché il piano di ripresa polacco è stato sì approvato in linea di principio, ma da Bruxelles non arrivano soldi finché non si faranno le riforme richieste. Per 35,4 miliardi bloccati a Bruxelles, si chiedono 1,3 trilioni a Berlino. Qui il caso delle spede di guerra è considerato chiuso, ma non a Varsavia, dove si è prodotto un rapporto accurato. E’ l’Europa del XXI secolo che fa fatica a chiudere i ponti con il XX secolo.