Bruxelles – Un aumento di sette volte l’attuale capacità di produzione energetica, sei Paesi dell’Unione Europea coinvolti, un terzo degli obiettivi Ue al 2030 potenzialmente già coperti. Si può riassumere con questi numeri la dichiarazione di Marienborg firmata da Danimarca, Finlandia, Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania, un accordo che porterà da 3 a 20 gigawatt la capacità dell’eolico offshore nel Mar Baltico entro la fine del decennio. “Questo summit dimostra che il vento è cambiato in Europa, il potere del vento spezzerà il dominio delle fonti fossili russe”, ha salutato con favore l’intesa dei sei baltici la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.
Al Sea Energy Security Summit di Marienborg (presso Copenaghen) la numero uno dell’esecutivo comunitario ha messo in stretta correlazione l’accordo baltico con la risposta all’impennata dei prezzi dell’energia: “Stanno sfondando ogni record, non sono più sostenibili per consumatori e aziende”, ma allo stesso tempo è ormai evidente che il continente è nel mezzo di “una crisi delle fonti fossili”, perché a livello Ue “vogliamo risparmiare energia, diversificare le fonti da partner affidabili e investire massicciamente in risorse rinnovabili”. Di qui l’importanza di un accordo che arriva a soli tre mesi da quello siglato da Germania, Danimarca, Paesi Bassi e Belgio per la produzione di 65 gigawatt entro il 2030 e 150 gigawatt entro il 2050 attraverso i parchi eolici offshore nel Mare del Nord.
“Noi Paesi del Mar Baltico siamo in prima linea per la sicurezza energetica dell’Unione europea“, ha assicurato la premier danese, Mette Frederiksen, aprendo la conferenza stampa dopo la firma della dichiarazione di Marienborg, affiancata dall’omologa finlandese, Sanna Marin, ed estone, Kaja Kallas, dal presidente lituano, Gitanas Nausėda, e dai premier polacco, Mateusz Morawiecki, e lettone, Krišjānis Kariņš. “I prezzi del gas e dell’elettricità sono un problema cruciale per il continente, dobbiamo discutere insieme a livello europeo guardando a tutte le opzioni”, ha poi aggiunto Frederiksen, ricordando che “dobbiamo velocizzare la transizione verde, abbiamo le risorse e le tecnologie per l’energia pulita“.
Da parte di Bruxelles la presidente von der Leyen ha assicurato che la Commissione supporterà i sei Paesi membri che affacciano sul Mar Baltico nell’implementazione degli obiettivi sull’eolico offshore, attraverso “finanziamenti, certificazioni e cooperazione regionale sulle interconnessioni dei sistemi per l’elettricità”. Tutto passa dai “progetti ibridi, per collegare i parchi eolici a più Paesi membri“, su cui la numero uno dell’esecutivo comunitario ha esortato ad “accelerare con gli investimenti”. Rivolgendosi alla premier estone Kallas, von der Leyen ha portato come esempio ElWind, progetto congiunto estone-lettone di energia eolica offshore ibrida nel Mar Baltico, che è stato riconosciuto come Importante Progetto Transfrontaliero (Pci) e che “potrà ricevere i fondi Ue”. Nel frattempo a Bruxelles si svilupperà il lavoro per “identificare gli incentivi più adatti e i colli di bottiglia” che rallentano questi progetti, ma saranno anche messi a disposizione 5,6 miliardi dal Next Generation Eu: “Incoraggio gli Stati membri a sfruttare questi fondi per sviluppare progetti ibridi transfrontalieri”, è stato l’ultimo appello di von der Leyen da Marienborg.