Bruxelles – Più Europa per le questioni ‘calde’, per le sfide più delicate dell’immediato. La Germania si scopre improvvisamente più debole, meno capace di far fronte ad un mutato contesto che la vede in recessione e cerca conforto nell’Unione, quanto mai strategica. “Manca uno scambio regolare a livello politico, un forum in cui noi capi di Stato e di governo dell’UE e i nostri partner europei ci incontriamo una o due volte all’anno per discutere le questioni chiave che interessano il nostro continente nel suo insieme , come la sicurezza, l’energia, il clima e la connettività”, lamenta il cancelliere tedesco. Olaf Scholz vorrebbe dunque ampliare l’agenda politica, affiancare ai vertici ordinari altri tematici. La richiesta, che arriva in occasione del suo intervento all’università carolina di Praga, è un misto di real politik e presa d’atto della difficoltà a rispondere alle difficoltà.
Il quadro internazionale è profondamente mutato, con l’aggressione russa in Ucraina e tutto ciò che ne è derivato. Inflazione, caro-energia, le risorse del fondo per la ripresa già finite. La Germania post-Merkel fa fatica, e Scholz vede nell’Unione europea la sola via d’uscita possibile. E’ deciso a mantenere il ruolo guida, e decide di dettare l’agenda. Punta innanzitutto sulla realizzazione di un vero mercato unico dell’energia elettrica, alla “creazione della rete e dell’infrastruttura di stoccaggio” comune, così come “una rete europea dell’idrogeno che colleghi produttori e consumatori e provochi un boom europeo dell’elettrolisi”.
L’iniziativa tedesca fa il paio a quella della Francia di Emmanuel Macron, che ha voluto ragionare in termini extra-Ue avanzando l’idea di una comunità politica europea aperta anche a chi non fa parte e non vuole fare parte dell’Unione. Con la sua richiesta di forum tematici a livello di leader, anche di Paesi terzi, da una parte Scholz fa ‘concorrenza’ al partner francese, dall’altra certifica un momento non proprio dei migliori per la sua Bundesrepublik. Bisognerà vedere come reagiranno gli altri leader. Il rischio di ingolfare le agende nazionali non è da sottovalutare, ma del resto neppure la situazione in atto lo è.