Bruxelles – Tutto diventa campagna elettorale, anche il tetto al prezzo del gas a livello europeo su cui il governo di Roma ha nei fatti ben poca voce in capitolo. E sembra mettere d’accordo quasi tutti, dall’alleanza tra Italia Viva e Azione, alla coalizione di centrodestra, passando per Impegno Civico guidato dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Il tema del price-cap per il gas – ovvero l’introduzione di un massimale di prezzo, come misura di contrasto al rincaro energetico dovuto alle tensioni con la Russia (il principale fornitore all’Europa) – fa capolino anche nella campagna elettorale che vede le forze politiche impegnate a presentare i loro programmi in vista della chiamata alle urne del prossimo 25 settembre.
Il price-cap sul gas è una battaglia che l’Italia di Mario Draghi ha portato avanti per mesi a livello comunitario, ottenendo che il tema fosse esplicitamente menzionato nelle conclusioni di due Vertici europei consecutivi e portando la Commissione europea a una riflessione approfondita sull’argomento. La coalizione di centrodestra (Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega), l’alleanza tra Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi e il nuovo progetto politico di Luigi Di Maio, Impegno Civico, scrivono nero su bianco nei loro programmi elettorali l’impegno a portare avanti in Europa la battaglia di Draghi, ricordando la necessità del tetto al prezzo del gas (che oggi ha toccato i 240 euro per Megawattora) per affrontare le conseguenze della crisi energetica trainata dalla guerra di Russia in Ucraina. Mosca è il principale fornitore di gas all’Europa e ha già tagliato o ridotto le forniture in diversi Paesi o partner commerciali Ue, costringendoli alla corsa per la ricerca del gas da altri fornitori.
La richiesta portata a Bruxelles dal premier dimissionario era ben più specifica di un tetto al prezzo del gas (come quello accordato ai governi di Spagna e Portogallo) ed era di fissare a livello europeo un tetto solo al prezzo del gas russo proveniente dai gasdotti. Da un lato, per affrontare il rincaro sulle bollette elettriche e far valere il potere dell’Unione Europea come principale acquirente dei combustibili fossili importati da Mosca. Dall’altro, perché un tetto solo per il gas russo si tradurrebbe in una sanzione indiretta nei confronti della Russia (vista l’impossibilità di stabilire un embargo sul gas russo).
La realtà è però che sul price-cap l’Italia (come gli altri Paesi Ue) ha poca voce in capitolo e la parola spetta alla Commissione europea, che è al lavoro per formalizzare una proposta. All’inizio più scettica sulla proposta, su mandato politico dei capi di stato e governo l’esecutivo europeo ha acconsentito a esplorare tutte le misure possibili per affrontare l’urgenza dei prezzi alti, compresa l’introduzione del price-cap, purché in accordo con gli altri partner internazionali in modo che la misura non sia svantaggiosa per l’Europa. All’ultima riunione dei ministri dell’Energia che si è tenuta a Bruxelles il 26 luglio, i funzionari dell’esecutivo hanno riferito alle capitali sullo stato di avanzamento del lavoro. In un documento trasmesso ai ministri, di cui abbiamo preso visione, la Commissione riferisce di star “valutando con urgenza le diverse possibilità di introdurre massimali di prezzo per il gas” e che a tal fine sta consultato gli Stati membri (e i partner internazionali, eventualmente)” sulla proposta di fissare un tetto al prezzo del gas a livello europeo. Conclusa la consultazione, ha chiarito ancora, l’esecutivo riferirà in autunno “con proposte specifiche, se necessario”.
Il tetto al prezzo del gas è un tema particolarmente sentito in Italia, che ha sollevato la questione anche nel quadro delle riunioni del G7 (il consesso che riunisce le principali economie al mondo: Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d’America e l’Unione europea). Verosimilmente è in questo contesto internazionale che l’UE cercherà di esplorare la possibilità di introdurre un tetto massimo del prezzo del gas, non solo a livello europeo. Ad ammetterlo è stata la stessa presidente dell’Esecutivo europeo, Ursula von der Leyen, da Strasburgo, durante una plenaria dell’Eurocamera in cui ha lasciato uno spiraglio aperto ad esaminare i “potenziali meccanismi” per fissare “con un approccio globale” un price cap al petrolio russo usando la stessa piattaforma “se dovessimo guardare in circostanze speciali anche un massimale di prezzo per il gas”, ha precisato la leader della Commissione. Più certo è che Bruxelles, sempre in autunno, presenterà una proposta di riforma del mercato elettrico, per sganciare il prezzo dell’elettricità prodotta da fonti rinnovabili da quello del gas e delle altre fossili. Per evitare il cosiddetto effetto contagio in un mercato energetico in cui il gas costa molto di più e determina il prezzo dell’elettricità. La discussione a livello europeo vede come sempre la divisione tra Nord e Sud, con l’Italia, la Grecia, Spagna, Portogallo e Francia a favore di una riforma strutturale del mercato, e i Paesi come la Germania e i Paesi Bassi, sostanzialmente contrari a un intervento massiccio sul mercato.