Bruxelles – E’ improbabile che la Germania riesca a centrare i suoi obiettivi nazionali di riempimento delle riserve di gas entro l’inverno per evitare una crisi energetica. Berlino ha già superato il primo obiettivo di riempire gli stoccaggi al 75 per cento entro il primo settembre (con 17 giorni di anticipo rispetto alla sua tabella di marcia). Ma è “ambizioso” pensare che arrivi a superare i prossimi target dell’85 per cento entro il primo ottobre e del 95 per cento entro il primo novembre. E’ l’avvertimento che ha lanciato ieri (17 agosto) il capo del regolatore tedesco per l’energia (Bundesnetzagentur) Klaus Mueller, in una lunga intervista al sito tedesco t-online in cui ha messo in guardia sulla possibilità di andare incontro a un inverno difficile per la Germania, locomotiva industriale d’Europa. Non tanto per l’inverno 2022 (in cui Berlino, a detta di Mueller, sembra avere le spalle coperte), quanto per l’inverno 2023, a cui bisognerà prepararsi con un lavoro più strutturale di diversificazione dei fornitori di energia dalla Russia.
Se Berlino non dovesse raggiungere gli obiettivi di riempimento stabiliti a livello governativo dovrà far fronte a una crisi energetica? Non proprio e non automaticamente. Lavorando sulla riduzione dei consumi energetici “riusciremmo comunque a superare il primo inverno abbastanza bene”, ha osservato Mueller. Berlino ha stabilito a livello nazionale dei livelli di riempimento più elevati rispetto a quelli richiesti da Bruxelles nel suo regolamento sul riempimento degli stoccaggi. L’UE chiede agli Stati membri di riempire almeno all’80 per cento della capacità (sarebbe meglio l’85 per cento) le riserve del gas entro il primo novembre 2022 e la Germania non è messa male: al 17 agosto, i livelli di stoccaggio sono pari al 77,3 per cento. Già oltre la media europea del 75 per cento, e con i flussi di gas provenienti dal gasdotto Nord Stream 1 (la principale infrastruttura di trasporto del gas russo in Europa) che sono ridotti al 20 per cento della propria capacità per volere del Cremlino.
Le forniture di gas in Germania, su ammissione della stessa cancelleria di Berlino, sono stabili, ma la situazione geopolitica continua a essere tesa e ormai non è da escludere che Mosca possa arrivare a chiudere completamente i rubinetti del gas poco prima dell’inizio dell’inverno, ritenendola una mossa strategica. Il colosso russo del gas Gazprom ha già interrotto diversi contratti di fornitura con vari Paesi o partner commerciali dell’Ue e il rischio che arrivi a tagliare tutte le forniture è alto.
In queste settimane, si discute molto dello sforzo che stanno facendo i governi per arrivare all’inverno con le riserve del gas piene, ma nel caso estremo (ma pur sempre verosimile) di un taglio totale da parte delle forniture russe, quanto sarebbe il tempo di “sopravvivenza” del mercato europeo senza il gas in arrivo da lì? Mueller ha stimato che pur centrando l’obiettivo del 95 per cento di scorte complete per novembre si andrebbe a coprirebbe solo circa due mesi e mezzo di domanda di gas in Germania. Poco e nulla. Ci sono Paesi UE effettivamente “messi meglio” della Germania con gli stoccaggi – vedi il Portogallo (100 per cento), la Polonia (99,03 per cento), la Danimarca (92,02 per cento) e la Svezia (90,8 per cento), ma anche l’Italia (78 per cento) – ma lo scenario di “sopravvivenza” con i soli stoccaggi non sarà molto diverso in caso di rottura completa con Mosca. Molto dipenderà dalle temperature invernali che si osserveranno nei Paesi del nord Europa e che rappresentano una variabile troppo incerta per capire come andranno i prossimi mesi.
Si osserva con un occhio di riguardo la situazione in Germania perché quella tedesca è la principale economia europea e perché è anche tra le più energeticamente dipendenti dalla Russia, ma un taglio completo alle forniture da parte di Mosca riguarderebbe tutti gli Stati membri dell’Ue. Ed è anche un altro il motivo per cui si dovrebbe iniziare a guardare con un occhio di riguardo ai lavori di riempimento degli stoccaggi da parte della Germania. A livello europeo non tutti i Paesi membri dispongono di strutture di stoccaggio del gas e proprio la Germania è tra i cinque Paesi con Italia, Francia, Paesi Bassi e Austria a concentrare i due terzi della capacità totale di stoccaggio dell’UE. Il regolamento in vigore sulle riserve prevede che i Paesi che non dispongono di strutture di stoccaggio nazionale (che sono Irlanda, Lussemburgo, Slovenia, Grecia, Cipro, Lituania e Finlandia) collaborino con gli Stati membri che possiedono strutture per proteggere le loro riserve e che possano beneficiarne. Bruxelles continua a insistere affinché gli Stati stipulino accordi di solidarietà su base regionale in caso di taglio alle forniture ed essendo la Germania tra i Paesi con le maggiori capacità di stoccaggio ci si aspetta che in caso di crisi faccia fluire il gas di riserva verso i Paesi dove le riserve non ci sono (anche se non esiste alcun obbligo vincolante di solidarietà).
Ad ogni modo, anche nello scenario di un inverno non particolarmente freddo due mesi e mezzo o poco più di domanda coperta sono poco o nulla. Per questo i governi stanno lavorando sulla richiesta di Bruxelles a dei piani di riduzione volontaria dei consumi di gas del 15 per cento (rispetto alla media dei consumi registrata negli ultimi cinque anni). Come nel caso dei riempimenti, la Germania si è spinta oltre, ponendosi un obiettivo nazionale del 20 per cento di riduzione dei consumi fino alla fine di marzo. Seguendo i consigli dell’Ue, Berlino in uno scenario di crisi di approvvigionamento del gas andrà a tagliare per primo nell’industria, cercando di tutelare le famiglie. I governi sono chiamati ad aggiornare entro il 31 ottobre i loro piani nazionali di emergenza per l’energia per definire e indicare a Bruxelles quali misure specifiche stanno pianificando per ridurre la domanda di gas del 15 per cento tra agosto e marzo del prossimo anno.