Bruxelles – Per il prossimo governo in Italia, dopo le elezioni del 25 settembre, uno dei compiti più urgenti sarà portare avanti il lavoro del precedente esecutivo guidato da Mario Draghi per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza approvato dalla Commissione Ue: 191,5 miliardi di euro (68,9 miliardi in sovvenzioni e 122,6 miliardi in prestiti) previsti per il Paese dal Next Generation Eu. Nella campagna elettorale questo è già diventato un tema di scontro tra i partiti, in particolare dopo le rassicurazioni all’Europa da parte della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, e l’immediato attacco del Partito Democratico sulle posizioni prese dagli eurodeputati di FdI nel corso delle votazioni degli ultimi due anni al Parlamento Ue.
“È stato detto che un governo di centro-destra metterebbe a rischio i fondi del Next Generation Eu e l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma smentisco categoricamente questa assurda narrazione“, è stata la difesa di Meloni in un video pubblicato su Twitter in inglese, francese e spagnolo (lo stesso in cui ha preso le distanze dal fascismo storico). “Su questo terreno il governo Draghi avrebbe potuto fare di più, ma non gli è stato possibile non per Fratelli d’Italia – unico partito all’opposizione – ma per una maggioranza troppo eterogenea e litigiosa”, ha poi attaccato la presidente di FdI e del Partito dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr).
Da Bruxelles sono arrivate critiche dure da parte degli eurodeputati del Pd, a partire dal capo-delegazione Brando Benifei: “Giorgia Meloni continua con le sue bugie, il suo partito si è astenuto su tutti e tre i voti chiave dell’Europarlamento per permettere all’Italia di ottenere Next Generation Eu e il Pnrr, la Lega in due su tre”. Il riferimento è alle votazioni del 15 maggio 2020 (sul piano di ripresa post-Covid basato sul debito comune), del 23 luglio 2020 (sulle conclusioni del Consiglio Ue, a sostegno dell’accordo tra i Ventisette) e del 9 febbraio 2021 (sull’istituzione del Dispositivo per la ripresa e la resilienza). A stretto giro anche la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno, ha accusato il partito di Meloni di essersi schierato “contro gli interessi italiani, anche se continua a negarlo“.
15.05.2020, 23.07.2020 e 9.02. 2021. Ecco le date in cui #Fdi si asteneva in Europa sul #Pnrr. Mentre noi lavoravamo a testa bassa per il Paese, Giorgia #Meloni si schierava contro gli interessi italiani anche se continua a negarlo. La destra in Europa è contro l’Italia. pic.twitter.com/MKtVLmdVeH
— Pina Picierno (@pinapic) August 11, 2022
Al di là delle motivazioni specifiche di ciascun partito nelle singole votazioni, quanto fatto notare dagli esponenti europei del Partito Democratico risulta corretto. Ma si possono analizzare anche altri episodi in cui i partiti italiani si sono espressi all’Eurocamera sulla questione del Next Generation Eu, lo strumento per il rilancio dell’economia Ue incorporato nel bilancio pluriennale 2021-2027 e del valore di 750 miliardi di euro (a prezzi del 2018). Il 15 maggio 2020 la risoluzione sull’istituzione di un pacchetto di ripresa da 2 miliardi complessivi veniva approvata in sessione plenaria con 505 voti a favore, 119 contrari e 69 astenuti: per gli italiani, via libera da Pd (S&D), Movimento 5 Stelle (non iscritti), Italia Viva (Renew Europe) e Forza Italia (Ppe), astenuti invece sia Lega (Id) sia Fratelli d’Italia (Ecr). Copione identico a quello di due mesi più tardi, dopo l’intesa tra i 27 governi Ue sul Next Generation Eu. La risoluzione del 23 luglio 2020 (465 favorevoli, 150 contrari e 67 astenuti), incassava il sostegno di tutti gli eurodeputati italiani, fatta eccezione per l’astensione di Lega e FdI.
La situazione è andata differenziandosi una volta arrivato il momento delle votazioni sui singoli programmi finanziati attraverso il Next Generation Eu, in particolare il Dispositivo europeo per la ripresa e la resilienza (672,5 miliardi di euro), React-Eu (47,5) e i 10 miliardi aggiuntivi per il Fondo per una transizione giusta. Il 9 febbraio 2021 il voto sull’istituzione del Dispositivo europeo per la ripresa e la resilienza, lo strumento fondamentale al centro di Next Generation Eu (pari al 90 per cento dei fondi stanziati), mostrava un quadro inedito: tra i 582 eurodeputati a favore comparivano tutti quelli dei partiti che avrebbero supportato solo quattro giorni più tardi il nuovo governo Draghi (Pd, Movimento 5 Stelle, Italia Viva, Forza Italia e Lega), mentre tra i 69 astenuti c’erano solo quelli di FdI (nessuno invece tra i 40 eurodeputati contrari).
Il totale allineamento tra i partiti italiani rappresentati al Parlamento Ue è stato trovato invece in due occasioni – non ricordate dagli eurodeputati del Pd. La prima, il 15 dicembre 2020 con la votazione sul pacchetto React-Eu per mitigare gli effetti della crisi Covid-19 nelle regioni dell’Ue: tutti a favore, compresi Verdi e destre (nel complesso 654 favorevoli, 23 contrari e 17 astensioni). Scenario che si è ripetuto il 18 maggio 2021, in occasione del voto sul fondo da 17,5 miliardi di euro per far fronte all’impatto sociale ed economico della transizione verso la neutralità climatica, con i 10 miliardi supplementari dal Next Generation Eu: via libera da tutte le sette forze politiche italiane, in linea con la stragrande maggioranza raggiunta in plenaria (615 a favore, 35 contrari e 46 astenuti).
In sintesi, sulle cinque votazioni-chiave al Parlamento Europeo per l’istituzione e la messa a terra del Next Generation Eu, i partiti italiani si sono schierati nel seguente modo. Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Italia Viva e Verdi (nelle due occasioni dopo l’ingresso nel gruppo di tre eurodeputati italiani) sempre a favore. La Lega si è astenuta due volte e a favore tre, mentre – specularmente – Fratelli d’Italia si è astenuta tre volte e ha votato a favore due.
https://twitter.com/GiorgiaMeloni/status/1557635354303381504?s=20&t=5ZOJaHIIEzldQlDZ2y8KOg