Bruxelles – Orban e il mito della razza magiara, sul discorso della discordia ora arrivano anche le condanne delle massime cariche di Commissione e Parlamento europeo. Quest’ultimo è sul piede di guerra, e chiede provvedimenti, primi tra i quali lo stop al piano di ripresa. Ursula von der Leyen, nell’intervista concessa ai media slovacchi, ricorda che Budapest ha degli obblighi ben precisi, e che deve rispettarli. “Tutti gli Stati membri dell’UE, inclusa l’Ungheria, hanno sottoscritto valori globali comuni“. La presidente della Commissione europea ricorda come questi valori comuni “sono sanciti dai trattati europei e internazionali, tra cui la Carta dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e la Carta europea dei diritti fondamentali“. Questi valori, “sono universali e non in vendita”. Per cui, “discriminare in base alla razza è calpestare questi valori“.
Una condanna netta, che arriva dopo la sollevazione di ministri degli Stati membri e dei parlamentari europei. A tal proposito, se dopo il discorso che ha visto Orban dichiare di “non voler diventare popoli di razza mista” a reagire, in modo secco e critico, erano stati esponenti dei vari gruppi, alla fine arriva la censura dei capigruppo. Tutti i presidenti, inclusa Roberta Metsola, deplorano “le dichiarazioni inaccettabili” del leader ungherese, e invitano la Commissione europea a prendere i provvedimenti del caso. Non si vuole fare finta di niente, non si ha intenzione di soprassedere. C’è la sensazione che fin qui si sia stati troppo indulgenti, nella nota congiunta si esprima “rammarico per la persistenza nel difendere queste imperdonabili dichiarazioni del primo ministro Orbán“.
Da qui la richieste del Parlamento alla Commissione di Ursula von der Leyen a “trattare con priorità le procedure di infrazione in corso contro la violazione delle norme dell’UE da parte dell’Ungheria”. Orban ha passato il segno. Il Parlamento, che ha già messo in stato d’accusa il leader ungherese e il suo governo per violazione dello Stato di diritto, ora esige provvedimenti. Si esorta in particolare l’esecutivo comunitario ad “astenersi dall’approvazione del piano di ripresa ungherese”. Il mito della razza non è tollerabile né tollerato.