Bruxelles – Il solo aumento del prezzo dei barili di greggio potrebbe costare all’Eurozona uno 0,8 per cento in termini di crescita. Stime per certi aspetti prudenziali, perché la situazione è legata a dinamiche difficili da prevedere. Ciò nonostante gli analisti della Banca centrale europea iniziano a fare i loro conti. Uno speciale bollettino economico sui legami della produzione e l’andamento dei listini del petrolio, mettono in evidenza nuovi, ulteriori rischi di ribasso per la crescita degli Stati UE con la moneta unica.
“Il recente aumento dei prezzi dell’energia costituisce uno shock significativo dell’offerta, che potrebbe quindi avere un impatto anche sulla produzione potenziale dell’economia dell’area dell’euro”. Di questo a Francoforte non hanno dubbi. Quanto sia l’entità di questo impatto, bisognerà vedere. Al momento, “dato l’attuale aumento del prezzo del petrolio, la perdita del livello di produzione potenziale dell’area dell’euro a medio termine può essere stimata intorno allo 0,8 per cento“.
Le previsioni riguardano l’orizzonte temporale dai due a cinque anni, dunque. Una finestra che già da sola lascia spazi alle possibilità più diverse, sia in senso migliorativo che peggiorativo. Una diminuzione dei listini potrebbe far rientrare questi rischi, un loro aumento, al contrario, potrebbe aggravarla. Senza contare l’aumento più generale del livello dei prezzi. “Poiché l’attuale aumento dei prezzi dell’energia, e in particolare dei prezzi del petrolio, riflette fattori dal lato dell’offerta, potrebbe anche influenzare la produzione potenziale con implicazioni per le pressioni inflazionistiche”.
Non va considerata l’inflazione. Ormai nell’eurozona ha toccato il livello record dell’8,9 per cento, e dunque un rialzo delle quotazioni del greggio rischia di alimentare ulteriormente il circolo vizioso del costo della vita alle stelle. Tutto va preso con le cautele del caso. L’analisi prodotta dall’Eurotower è ammantata da una “notevole incertezza, in particolare in relazione alla persistenza dello shock e alle risposte politiche”. Dipenderà dunque da come i governi sapranno coordinarsi tra loro e le ricette che sapranno trovare.