Bruxelles – 31 ottobre 2022. Gli Stati membri dell’Ue avranno tempo fino a questa data per aggiornare i loro piani nazionali di emergenza per l’energia, per definire e indicare a Bruxelles quali misure stanno pianificando per ridurre la domanda di gas del 15 per cento (rispetto alla media dei consumi degli ultimi cinque anni) tra agosto e marzo del prossimo anno. E’ quanto si legge nel testo dell’accordo politico raggiunto martedì scorso dai governi sul piano Ue per la riduzione della domanda di gas, proposto dall’esecutivo comunitario per fare fronte ai rischi di un’interruzione totale delle forniture di gas da parte della Russia. La riduzione sarà su base volontaria (ma fortemente caldeggiata dall’Ue) in un primo tempo, nell’ottica di diventare obbligatoria a certe condizioni nel caso in cui l’Ue dovesse trovarsi di fronte a una crisi di approvvigionamento.
Da settimane la Russia continua a centellinare il gas in arrivo in Europa attraverso il gasdotto Nord Stream 1, la principale infrastruttura di trasporto che collega i giacimenti di gas siberiani direttamente alla Germania settentrionale attraverso il Mar Baltico e a capacità massima può trasportare 55 miliardi di metri cubi di gas verso il Continente. Questo ostacola anche i piani dell’Ue e degli Stati membri di riempire gli stoccaggi per non andare incontro a un inverno difficile (la media è poco sopra il 66 per cento). Secondo Bruxelles, almeno 12 Stati membri hanno sperimentato direttamente o parzialmente (è anche il caso dell’Italia) una riduzione delle forniture dalla Russia e ci si prepara al peggio.
Per garantire “che i piani di emergenza nazionali riflettano la riduzione volontaria o obbligatoria della domanda stabilita dal presente regolamento, l’autorità competente di ogni Stato membro dovrebbe prendere le misure necessarie per aggiornare il piano di emergenza nazionale entro il 31 ottobre 2022”, si legge nella proposta di regolamento del Consiglio, che deve essere formalmente adottata mediante procedura scritta. La Commissione ha proposto il piano lo scorso 20 luglio, lasciando agli Stati membri ampio spazio di manovra per decidere quando e dove andare a tagliare, quali settori dell’industria preservare.