Bruxelles – Gazprom non preoccupa l’Italia. Il Paese è in grado di far fronte alla chiusura dei rubinetti da parte del colosso energetico russo, semmai dovesse avvenire. A rassicurare è Roberto Cingolani. Approfitta di una pausa dei lavori del consiglio straordinario dei ministri dell’energia per garantire che lo Stivale è al riparto da eventuali tempeste. Se la Russia taglia completamente le forniture “a livello internazionale è un problema, ma per l’Italia è abbastanza marginale“, sostiene il ministro per la Transizione ecologica. Grazie all’azione del governo Draghi “abbiamo già rimpiazzato 30 miliardi di metri cubi di gas russi tramite nuovi fornitori”. Inoltre si stanno creando le riserve di gas. “Attualmente sono piene al 70,5 per cento” della loro capacità. Giusto per dare un’idea, “ogni giorno stocchiamo tra i 90 e i 100 milioni di metri cubi”.
L’Italia dunque non è tra quanti rischia contraccolpi significativi da uno stop totale di forniture di gas. Ma questo non deve indurre ad adagiarsi sugli allori. Tutti dovranno fare la propria parte, che passa anche per un cambio di abitudini. Cingolani, come del resto il governo di cui fa parte, è consapevole che serve un comportamento più responsabile. Riecheggiano ancora le parole dell’ormai presidente del Consiglio uscente. “Volete la pace o il condizionatore?” è un’uscita che suscitato dibattito, ma ridurre i consumi ripropone la questione messa sul tavolo.
“Non possiamo controllare ogni singola abitazione con sistema autonomo” di raffreddamento e riscaldamento, e non si può entrare nella case degli italiani. Non direttamente almeno. Cingolani sa che servirà un’azione di comunicazione. “Abbiamo bisogno di campagne di sensibilizzazione” per riuscire ad incassare il colpo che Putin potrebbe infliggere in qualunque all’Europa tutta, Italia compresa. Il messaggio ai cittadini è che la politica di governo ha fatto e continuerà a fare sforzi fino all’ultimo giorno utile (si voterà il 25 settembre, quindi è lecito immaginarsi che l’Italia sarà rappresentata ancora da Draghi in occasione del vertice informale del 6 e 7 ottobre), e anche la società civile dovrebbe sposare questa linea, per evitare di rendere vani questi sforzi. Perché la chiusura dei rubinetti a est può avere un impatto abbastanza marginale, a patto che si faccia attenzione.