Bruxelles – Sì al taglio volontario dei consumi di gas del 15 per cento, ma con tante eccezioni. I ministri europei dell’energia hanno raggiunto questa mattina (26 luglio) a Bruxelles un accordo politico sulla proposta della Commissione europea di tagliare volontariamente la domanda di gas del 15 per cento (rispetto alla media dei consumi degli ultimi cinque anni) tra il primo agosto 2022 e il 31 marzo 2023, per prepararsi a uno scenario di completa interruzione delle forniture di gas da parte di Mosca all’Europa. Il piano è stato approvato dal Consiglio Energia ma con varie modifiche rispetto alla proposta originaria avanzata dall’esecutivo comunitario lo scorso 20 luglio per far fronte a un inverno difficile sul fronte energetico.
I ministri europei dell’energia hanno mantenuto il target proposto dalla Commissione per una riduzione su base volontaria del 15 per cento rispetto alla media dei consumi di gas degli ultimi cinque anni, pari a 45 miliardi di metri cubi di gas. L’obiettivo di riduzione della domanda può diventare obbligatorio di fronte alla dichiarazione di uno “stato di allerta a livello europeo”, ovvero in caso di “rischio sostanziale” di una grave carenza di gas che può colpire il Continente. Nel regolamento approvato oggi, i governi hanno rafforzato il loro ruolo nel dichiarare l’allerta sul gas, che sarà stabilita con una decisione di esecuzione del Consiglio presa a maggioranza qualificata. Sarà l’esecutivo europeo a presentare una proposta in caso di “rischio sostanziale di una grave carenza di gas” o se sono almeno cinque (o più Stati) membri a chiederlo, dichiarando l’emergenza a livello nazionale.
Negoziati non facili, “un accordo non semplice da raggiungere se pure necessario”, ha sintetizzato in conferenza stampa il ministro ceco dell’Industria e del Commercio, Jozef Sikela, che ha presieduto la riunione in qualità di presidente di turno. I governi europei si sono presentati alla riunione particolarmente divisi, chiedendo (e ottenendo) l’introduzione di alcune esenzioni e deroghe per “riflettere le situazioni particolari degli Stati membri”, si legge in una nota del Consiglio. Situazioni particolari significa peculiarità a livello geografico o energetico che secondo l’Ue giustificano delle esenzioni. “Alcuni Stati membri non sono integrati nella rete del gas dell’UE o non usano affatto il gas”, ha ammesso in conferenza stampa la commissaria europea per l’Energia Kadri Simson, parlando di un risultato che “tiene conto di queste differenze”.
Queste eccezioni sono in tutto sei e sono state illustrate in conferenza stampa dal ministro di Praga. La deroga, quindi la possibilità per gli Stati di non osservare l’obbligo, scatterà solo quando l’obiettivo del 15 per cento da facoltativo diventerà obbligatorio e gli Stati membri dovranno farne richiesta alla Commissione. In primis, dal vincolo sono esenti gli Stati baltici fortemente dipendenti dal gas russo “nel caso in cui la Russia dovesse decidere da un momento all’altro di disconnettere il loro sistema elettrico dalla rete (russa)” prima della data attualmente prevista del 2026. Soggetti a esenzione anche le isole che non sono direttamente connesse alla rete centrale del gas dell’Ue, ovvero Irlanda, Malta, Cipro. Illustrando le esenzioni in conferenza stampa Simson ha precisato che “Irlanda, Malta e Stati Baltici hanno già dichiarato la loro intenzione di contribuire all’obiettivo” di riduzione della domanda di gas a livello europeo. Lo stesso per gli Stati membri che hanno superato i livelli richiesti da Bruxelles di riempimento degli stoccaggi (80 per cento entro il primo novembre) e le industrie che usano il gas come materia prima per la produzione; gli Stati membri che dispongono di interconnessioni limitate con altri Stati membri e possono dimostrare di indirizzare il gas verso altri Stati membri possono essere esentati per adeguare i propri obblighi di riduzione (anche se non lo hanno detto esplicitamente il riferimento dovrebbe essere a Spagna e Portogallo). In ultimo, è prevista una deroga per i Paesi che hanno problemi di qualunque tipo con la produzione di elettricità, che “possono ridurre limitatamente la richiesta di gas” e dovrebbe essere il caso della Francia.
In ragione delle esenzioni riconosciute da Bruxelles, l’Italia dovrà risparmiare la domanda del 7 per cento (circa 3,9 miliardi di metri cubi di gas) e non del 15 per cento perché nell’accordo vengono riconosciuti i risparmi già messi in atto dal Paese, secondo quanto ha riferito il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, parlando a margine del Consiglio. Il ministro si è detto soddisfatto dell’esito del Consiglio ricordando che il governo nel predisporre un piano di diversificazione degli approvvigionamenti di gas aveva già previsto “un piano di risparmio uguale o superiore a questa cifra”. Secondo Cingolani l’Italia “entro l’inizio dell’inverno sarà quasi indipendente dalle forniture russe ed entro l’anno prossimo la situazione sarà piuttosto sicura”. Secondo il regolamento, i governi dovranno aggiornare i loro piani di emergenza nazionali per includervi le misure che intendono introdurre per ridurre la domanda. Gli Stati hanno inoltre concordato di applicare il regolamento per un solo anno (la Commissione ne proponeva due), con la possibilità per l’esecutivo di effettuare una valutazione intermedia per stabilire se sia il caso di estendere il regolamento oltre la durata concordata, in base alla situazione dell’approvvigionamento dell’Ue.