Bruxelles – Diminuiscono le richieste di asilo nel territorio dell’UE. Ad aprile, rileva Eurostat, sono stati 54.145 i cittadini di Paesi terzi a presentare la prima domanda di protezione internazionale. Un dato in calo del 28 per cento rispetto a marzo 2022 (74.950 domande), e che si spiega con la fine dei grandi flussi degli ucraini. Secondo l’istituto di statistica europeo, la diminuzione da marzo ad aprile 2022 “può essere attribuita in gran parte” alla diminuzione dei candidati ucraini per la prima volta (da 12.885 di marzo a 1 510 di aprile, pari a -88 per cento), il cui numero era aumentato a marzo a causa dell’aggressione militare della Russia sull’Ucraina”.
Afghani (7.255 prime richieste di asilo), siriani (6.485), venezuelani (3.655), colombiani (2.705) e turchi (2.600) le comunità che più delle altre cercano rifugio e protezione nel territorio dell’Unione europea. Tra di essi anche 2.260 minori non accompagnati. Si tratta di nazionalità che ricordano come non ci sia in corso solo una guerra in Ucraina, ormai sulle pagine di attualità in ogni Stato membro, ma che esistono ancora conflitti come quello in Siria, e o situazioni problematiche come in Afghanistan e Venezuela. Tutte situazioni di conflitto e instabilità che non diminuiscono e che possono produrre nuove crisi migratorie, che l’UE vuole scongiurare per la complessità, soprattutto politica, a farvi fronte.
La pressione migratoria più forte si registra in Germania. Qui si dirige un quarto delle domande di protezione (23 per cento, per 12.465 candidati). Afghani, siriani e venezuelani guardano poi alla Francia (9.540 richieste, il 18 per cento del totale), alla Spagna (7.695, il 14%), e anche all’Italia (4.700 richieste, pari al 9 per cento), quarto Paese dell’UE per numero di prime richieste presentate ad uffici e autorità competenti. Ma ci sono sei Stati – i quattro appena citati più Austria e Paesi Bassi – che nel loro insieme “rappresentavano oltre tre quarti (76 per) di tutti i candidati per la prima volta nell’UE” nel mese di aprile, rileva ancora Eurostat.