Bruxelles – Dal Portogallo alla Spagna, dall’Italia alla Francia. Cresce il fronte dei Paesi europei che lamenta insofferenza verso la proposta della Commissione europea di tagliare i consumi di gas per far fronte a una eventuale interruzione totale delle forniture dalla Russia. La Commissione europea ha proposto mercoledì che tutti i 27 paesi dell’UE riducano di almeno il 15 per cento il consumo di gas dal primo agosto fino alla fine di marzo, una percentuale uguale per tutti ma calcolata rispetto alla media dei consumi di gas degli ultimi cinque anni.
Stabilire una percentuale di riduzione uguale per tutti, paradossalmente, andrà a pesare maggiormente sui Paesi più virtuosi, quelli che hanno fatto di più in termini di efficienza energetica e riduzione dei consumi di gas. Per alcuni Paesi, come la Spagna e il Portogallo, imporre lo stesso obiettivo uguale per tutti non è l’approccio giusto e i loro governi sono andati pubblicamente contro i piani di Bruxelles. La proposta “non è necessariamente la più efficace, né la più efficiente, né la più giusta”, aveva detto ieri la ministra spagnola per la transizione, Teresa Ribera, nel corso di una conferenza stampa, accusando la Commissione di non aver chiesto un parere preventivo ai governi. Poche ore dopo, questa mattina, le ha fatto eco anche il Segretario di Stato per l’Ambiente e l’Energia portoghese, Joao Galamba, dalle colonne del quotidiano locale Expresso, aggiungendo che il piano “non tiene conto delle differenze tra i Paesi”.
Il piano è stato presentato da Bruxelles dopo una consultazione con le capitali e il mondo industriale, che a quanto pare non hanno sortito l’effetto sperato. Per andare incontro ai governi, la Commissione ha lasciato che il target di riduzione di consumi fosse solo volontario in un primo tempo. Bruxelles ha chiesto, però, ai governi il potere di rendere l’obiettivo obbligatorio di fronte a un rischio sostanziale di carenza di gas o di crisi di approvvigionamento, facendo leva sull’articolo 122 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che invoca maggiori poteri all’Ue in caso di “gravi difficoltà nell’approvvigionamento di determinati prodotti, in particolare nel settore dell’energia”.
Agli Stati membri è lasciato ampio margine di manovra su come e dove andare a tagliare quando necessario ma molti di loro hanno espresso preoccupazione proprio sulla richiesta dell’Ue di avere il potere di rendere obbligatori gli obiettivi (senza possibilità di dire di ‘no’ attraverso il veto) e tra questi anche l’Italia, la Polonia, Danimarca e Francia, i Paesi Bassi e il Portogallo. Alla vigilia della presentazione del piano, fonti diplomatiche confermavano le preoccupazioni del governo italiano per l’obbligatorietà della misura e l’intenzione di chiedere “flessibilità” o di settore o a livello temporale.
La proposta di Bruxelles prevede che la Commissione debba consultare il gruppo di coordinamento del gas con i rappresentanti dei Paesi prima di rendere obbligatorio l’obiettivo, ma a quanto pare come garanzia non è sufficiente. Essendo un regolamento del Consiglio, la proposta deve ricevere il via libera degli Stati al Consiglio a maggioranza qualificata (almeno 15 Stati membri). Gli ambasciatori dei Ventisette Stati membri si incontreranno a Bruxelles venerdì e lunedì con l’obiettivo di agevolare l’approvazione tra i ministri dell’Energia che si incontreranno in una riunione straordinaria martedì 26.
I governi europei sono alle prese con l’obiettivo fissato da Bruxelles di riempire all’80 per cento della capacità le riserve nazionali di gas entro il primo novembre. La Russia è il principale fornitore di gas all’Europa, ma con l’inizio della guerra in Ucraina i governi si sono impegnati politicamente a dire addio ai combustibili russi. Le forniture di gas russo all’Ue sono diminuite da oltre il 40 per cento nel 2021 ad appena il 20 per cento nel giugno 2022, e il divario di oltre 300 terawattora nei primi sei mesi del 2022 rispetto al 2021 è stato finora colmato principalmente da un aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto (GNL), ma la sostituzione del gas russo con GNL è una strategia con forti limiti soprattutto a livello infrastrutturale. Per tagliare ancora le importazioni da Mosca, per Bruxelles è necessario ridurre la domanda.