Bruxelles – Da agosto fino almeno alla fine di marzo. Per prepararsi a un inverno difficile con sempre meno gas russo, la Commissione europea ha proposto oggi (20 luglio) ai governi di ridurre i loro consumi nazionali di gas del 15 per cento fino alla prossima primavera, una percentuale che corrisponde a 45 miliardi di metri cubi di gas. La misura – inizialmente su base volontaria, con la possibilità di renderla obbligatoria di fronte a una crisi – è parte centrale dell’annunciato piano di riduzione della domanda di gas per preparare l’Unione a un’eventuale interruzione delle forniture da parte di Mosca. “Uno scenario probabile”, secondo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha presentato il piano in conferenza stampa. “La Russia ci sta ricattando e sta usando l’energia come arma”, ha avvertito.
A livello normativo, la proposta avanzata dalla Commissione è un regolamento del Consiglio, per il quale non è richiesta la co-decisione con il Parlamento europeo ma è sufficiente il via libera degli Stati membri a maggioranza qualificata. Una scelta, spiegano a Bruxelles, dettata dalla necessità di accelerare l’iter di approvazione, in modo che sia vincolante già dal primo agosto. Il target di riduzione dei consumi di gas al 15 per cento sarà inizialmente su base volontaria, e sarà calcolato per ciascuno Stato membro sulla base della media ponderata dei consumi di gas degli ultimi cinque anni (2017-2021). Può diventare obbligatorio in caso di emergenza: di propria iniziativa o dietro proposta di almeno tre Stati membri, la Commissione europea potrà dichiarare uno “stato di emergenza” a livello europeo “di fronte a un rischio sostanziale di una grave carenza di gas o se si verifica una domanda di gas eccezionalmente elevata, che si traduce in un deterioramento significativo della situazione dell’approvvigionamento di gas”, si legge nella comunicazione. L’allerta dell’Unione renderà a quel punto l’obiettivo di riduzione della domanda obbligatorio per tutti.
La proposta di regolamento avanzata da Bruxelles fa leva sull’articolo 122 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che invoca maggiori poteri all’UE in caso di “gravi difficoltà nell’approvvigionamento di determinati prodotti, in particolare nel settore dell’energia”. Agli Stati membri è richiesto entro la fine di settembre di aggiornare i propri piani di emergenza nazionali per l’energia, in modo da definire e indicare a Bruxelles quali misure di riduzione della domanda di gas stanno pianificando, ad esempio per limitare i riscaldamenti negli edifici pubblici. Saranno le autorità nazionali a monitorare l’attuazione delle misure di riduzione della domanda sul loro territorio e riferiranno alla Commissione la riduzione ottenuta ogni due mesi.
Gli Stati membri restano comunque liberi di decidere come e dove andare a tagliare, su quali settori economici e industriali concentrarsi in base alle proprie particolarità. Su questo, la Commissione ha definito solo una serie di linee guida e orientamenti non vincolanti: la priorità dovrebbe andare, ad esempio, alla sostituzione del gas con fonti di energia rinnovabile e a basso contenuto di carbonio, ma il prolungamento dell’uso di carbone, petrolio o nucleare è ammesso e può essere considerato “necessario come misura temporanea”. Agli Stati membri viene anche suggerito di promuovere campagne di sensibilizzazione per la riduzione del riscaldamento e del raffrescamento, in particolare negli edifici pubblici.
La proposta sarà discussa oggi pomeriggio e venerdì dagli Stati membri a livello di rappresentanti permanenti in una riunione del Coreper. Si cerca una quadra a livello tecnico in modo che i ministri dell’energia possano approvarla senza forti attriti il 26 luglio, in un consiglio energia convocato in via straordinaria. Bruxelles con questo piano si prepara “allo scenario peggiore”, dice la Commissione europea. Ovvero, il taglio totale delle forniture di gas dalla Russia. Mosca è il principale fornitore di gas all’Europa, con il 40 per cento del gas importato in arrivo da lì. Con l’inizio della guerra in Ucraina provocata dalla Russia, gli Stati membri hanno preso l’impegno politico di affrancarsi dalla dipendenza energetica da Mosca e porre fine alle importazioni russe al più tardi entro il 2027.
Bruxelles con questo piano si prepara “allo scenario peggiore” del taglio completo delle forniture da Mosca (il principale fornitore di gas all’UE), dice la Commissione europea. Senza agire nell’immediato con misure preventive, l’Ue stima che il taglio totale della fornitura di gas russo potrebbe pesare sull’economia dell’Ue un calo del Pil tra lo 0,9 fino all’1,5 per cento, nello scenario di un inverno rigido. Agendo ora, l’impatto sarebbe limitato a un calo dello 0,6%. Secondo la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, che ha presentato il piano in conferenza al fianco di von der Leyen, con un’interruzione totale delle forniture di gas russo, ci sarebbe inoltre un divario di 30 miliardi di metri cubi di gas tra domanda e offerta in tutta l’UE. Ha avvertito del fatto che “il prossimo inverno sarà un test di prova per il sistema energetico dell’Unione europea e per tutta l’Europa”. Ed è un test che la Commissione spera di superare con unità e solidarietà.