Roma – “Siamo qui, in quest’Aula, oggi, a questo punto della discussione, perché e solo perché gli italiani lo hanno chiesto. Siete pronti a riconfermare il patto di fiducia? Questa risposta a queste domande non la dovete dare a me, ma la dovete dare a tutti gli italiani”. Mario Draghi ha chiuso così il suo intervento al Senato. Un intervento duro, secco, schietto. Che ha fatto scattare l’applauso di quasi tutta l’Aula, perché – oltre a una parte dei Cinquestelle – i rappresentanti della Lega, da Matteo Salvini in giù, sono stati piuttosto freddi, lasciando capire che il dibattito delle prossime ore sarà, al contrario, molto caldo.
Draghi ha cominciato il suo discorso spiegando perché ci si è ritrovati a questo punto, con una crisi aperta: “Siamo qui per il venir meno della maggioranza di unità nazionale. Oggi spiego a voi e agli italiani il motivo delle mie dismissioni, una scelta sofferta ma dovuta”. E ancora: “Non votare la fiducia di un governo di cui si fa parte è un gesto politico evidente. Non è possibile ignorarlo, non è possibile contenerlo perché vuol dire che chiunque può ripeterlo. Non è possibile minimizzarlo perché viene dopo mesi di strappi e ultimatum. L’unica strada se vogliamo ancora rimanere insieme è ricostruire daccapo questo patto, con coraggio, altruismo, credibilità. A chiederlo sono soprattutto gli italiani. La mobilitazioni di questi giorni è senza precedenti e impossibile da ignorare”.
Dalla riforma della giustizia a quella della concorrenza, a quella del fisco, fino al raggiungimento di tutti gli obiettivi stabiliti dal Pnrr: il presidente del Consiglio ha elencato nell’aula del Senato i risultati raggiunti dal suo esecutivo e quelli che sono i passaggi imprescindibili per il futuro immediato. Poi ha toccato i temi delicati della guerra in Ucraina e della Nato. “Come mi ha ripetuto ieri al telefono il Presidente Zelensky, armare l’Ucraina è il solo modo per permettere agli ucraini di difendersi. Allo stesso tempo, occorre continuare a impegnarci per cercare soluzioni negozia li, a partire dalla crisi del grano”, la sottolineatura del premier.
“L’Unione Europea è la nostra casa e al suo interno dobbiamo portare avanti sfide ambiziose”, ha ribadito Draghi. “Questo governo si identifica pienamente nell’Unione Europea, nel legame transatlantico. L’Italia deve continuare ad essere protagonista in politica estera. La nostra posizione è chiara e forte: nel cuore dell’Unione Europea, nel legame transatlantico. La nostra posizione è chiara e forte nel cuore dell’Ue, del G7, della Nato”, ha aggiunto.
Draghi ha poi parlato di transizione ecologica “da portare avanti” e dei rigassificatori di Piombino e Ravenna che vanno installati al più presto, dell’indipendenza dal gas russo. Ha anche citato i giudici Falcone e Borsellino, il premier. E, mai come in questo momento, si è detto “orgoglioso” di essere italiano tra applausi e brusii.