Bruxelles – Le cose non si mettono bene, le banche decidono di tutelarsi chiudendo l’accesso al credito per famiglie e imprese, e così facendo strozzano l’economia reale e la possibilità di investimenti e consumi. L’Eurozona rischia di avvitarsi sempre più su sé stessa. Le condizioni per ricevere denaro si fanno sempre più rigide e in prospettiva le cose non miglioreranno. Già nel secondo trimestre dell’anno le banche dell’eurozona hanno stretto le maglie, e si prevede che nel terzo trimestre lo faranno ancora di più. Il sondaggio della Banca centrale europea mostra un’eurozona sempre più in difficoltà e preda dei timori.
Le percezioni del rischio legate alle prospettive economiche, alla situazione specifica del settore o dell’impresa e la ridotta tolleranza al rischio delle banche “hanno avuto un forte impatto inasprimento degli standard di credito”, a partire dalle principali economie dell’area dell’euro. Sono le banche di Germania, Spagna e Italia a riferire di una maggiore percezione del rischio e una minore tolleranza al rischio, rivedendo in senso più ‘esigente’ i criteri per l’approvazione dei piani di prestito in generale. Mentre sono soprattutto le banche francesi e italiane ad aver riportato “un netto restringimento dei margini sui prestiti più rischiosi”.
I prestiti, in sostanza, sono solo per chi se li può permettere. Da un lato gli istituti di credito si tutelano ed evitano di ritrovarsi pieni di crediti deteriorati, prestiti che fanno fatica a farsi rimborsare. Dall’altro lato famiglie e imprese in difficoltà continuano a fare fatica e a non uscire dalla loro situazione. Al 30 giugno si registra un aumento di 10 punti percentuali del numero di banche che ha rivisto in senso peggiorativo, per le aziende, le condizioni di prestiti e linee di credito alle imprese (16%, dopo il 6% nel primo trimestre del 2022). Ma è soprattutto nei confronti delle famiglie che le banche chiudono gli sportelli. Nel secondo trimestre del 2022, le banche dell’area dell’euro hanno segnalato un forte inasprimento netto degli standard di credito per i prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni (al 24%, dopo il 2% nel primo trimestre). C’è meno sostegno all’economia reale, che è quello che invece servirebbe per evitare fattori di ristagno e conseguenti spinte stagflatorie.