Bruxelles – Poca acqua, sofferenze per il settore primario, difficoltà per quello secondario. A mettere sotto ancora più pressione l’economia a dodici stelle ci si mette anche la siccità. L’assenza di precipitazioni e il persistere di temperature estreme sono la nuova combinazione che l’Europa non può permettersi in tempi di frenate ma che pur tuttavia si è materializzata. Ci sono almeno dieci Paesi a dover fare i conti con il clima torrido.
Francia, Romania, Spagna, Portogallo e Italia sono le realtà più colpite. Lo stress idrico e termico sta causando un calo delle rese dei raccolti, in una prospettiva già negativa per i cereali e altre colture. Questi cinque Stati membri dell’UE “dovranno probabilmente far fronte a questo calo delle rese agricole”, ma anche Germania, Polonia, Ungheria, Slovenia e Croazia devono fare i conti con la penuria d’acqua dilagante.
Il Centro comune di ricerca avverte che l’area a rischio è la metà di quella di Unione europea e Regno Uniti messi assieme. Il rapporto ‘Siccità in Europa – luglio 2022’ è un vero e proprio campanello d’allarme. Sui cambiamenti climatici, innanzitutto. E per la tenuta del sistema economico-produttivo, come dimostra il caso Italia. All’istituto dell’UE non sfugge che le cinque regioni settentrionali dove è già stata ufficialmente dichiarata l’emergenza (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna), insieme valgano il 51% del Prodotto interno lordo nazionale. Si teme dunque una ripercussione economica. Qui come altrove.
Anche perché la siccità dilagante pone sfide per l’industria, oltre che per l’agricoltura. “La riduzione del volume d’acqua immagazzinato ha avuto un grave impatto sia per l’energia idroelettrica che per i sistemi di raffreddamento di altre centrali elettriche”. In contesto di crisi energetica sempre più marcato e il rischio di tagli immediati e completi delle forniture di gas russo, la ‘desertificazione’ europea aggiunge un problema ai problemi già esistenti.
A ben vedere, dunque, la siccità rischia di vanificare sforzi di ripresa e l’azione politica dell’UE nella risposta alla guerra in Ucraina, fatta anche di accelerazione del processo di transizione energetica. Ma l’idroelettrico inizia a non essere più un’opzione, e mostra tutti i limiti delle fonti alternative alla pressione del cambiamento climatico.