Bruxelles – Con il giuramento di fronte al Riigikogu (il Parlamento unicamerale dell’Estonia), sono iniziati oggi (lunedì 18 luglio) i lavori del nuovo governo guidato da Kaja Kallas, dopo la crisi voluta e risolta dalla stessa premier a seguito della rottura della coalizione tra il suo Partito Riformatore Estone e il Partito di Centro di Jüri Ratas, per le posizioni divergenti sulla gestione delle conseguenze della guerra russa in Ucraina.
A presentare la nuova formazione del governo Kallas II è stata la prima ministra e segretaria del Partito Riformatore Estone con un tweet. Su 15 membri dell’esecutivo sono sei le ministre (più Kallas), mentre la divisione tra i partiti è perfettamente equa: cinque per il Partito Riformatore Estone (presidenza, Finanze, Difesa, Protezione sociale, Affari agricoli), cinque per i conservatori di Isamaa (Affari esteri, Educazione e ricerca, Amministrazione pubblica, Digitale, Giustizia) e cinque per il Partito socialdemocratico (Interni, Cultura, Salute e lavoro, Affari economici e infrastrutture, Ambiente). Dopo la firma da parte del presidente estone, Alar Karis, della richiesta di dimissioni del governo Kallas I, la premier è tornata al Riigikogu venerdì scorso (15 luglio) per chiedere il mandato per una nuova coalizione di governo con i due partiti precedentemente all’opposizione. Il governo Kallas II è meno solido da un punto di vista di numeri rispetto al precedente esecutivo, potendo contare su una maggioranza al Parlamento di 55 deputati su 101, ovvero soli 4 dalla soglia minima richiesta.
La crisi di governo in Estonia aveva raggiunto il suo apice lo scorso 3 giugno, quando la premier aveva licenziato i sette ministri del Partito di Centro dalla coalizione bipartitica. Il conflitto tra le due forze politiche era sorto a causa delle politiche di spesa e di welfare durante la guerra, ma il punto di non-ritorno è stato raggiunto con il respingimento di un progetto di legge per l’introduzione dell’obbligo di istruzione in lingua estone nelle scuole dell’infanzia, in un Paese ex-sovietico (indipendente dal 1991) in cui ancora oggi una minoranza utilizza quasi esclusivamente la lingua russa. Il voto contrario del Partito di Centro dell’ex-premier Ratas è stato determinante per la bocciatura del provvedimento (caldeggiato invece dal Partito Riformatore di Kallas). Il Partito di Centro è stato accusato di simpatie filo-russe anche in virtù della sua lunga tradizione di vicinanza con il Cremlino: nel 2004 era stato siglato un accordo di cooperazione formale con Russia Unita di Putin, rigettato solo nel marzo 2022 dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina.
My new government. With my ministers at #Estonia's parliament @Riigikogu after taking our oath of office. pic.twitter.com/22dF0pX2rL
— Kaja Kallas (@kajakallas) July 18, 2022