Bruxelles – Fuori dall’Italia si guarda “con interesse” agli sviluppi della crisi che ha travolto il governo Draghi. Sono vaghe (come è normale che sia) le risposte della Commissione Ue a una richiesta di reazioni politiche, ma traspare preoccupazione per la possibilità che con una (ancora non scritta) fine del governo Draghi siano arrivate al capolinea anche le ambizioni italiane sul Piano nazionale di ripresa e resilienza e dell’unità di fronte alla crisi energetica. “La Commissione non commenta mai gli sviluppi politici negli Stati membri“, aveva specificato a poche ore dallo scoppio della crisi il portavoce capo, Eric Mamer, e all’alba del giorno dopo la situazione non è diversa. La portavoce Dana Spinant non si è sbilanciata (“molte cose possono succedere”), ma ha precisato che la presidente dell’esecutivo Ue, Ursula von der Leyen, ha condiviso con il premier dimissionario “molti progetti insieme, come il Global Health Summit a Roma” e che “lavora molto bene” con Draghi.
“Mario Draghi è un partner autorevole nel contesto europeo e internazionale, il suo contributo in questo difficile momento storico è importante per l’Italia e la Ue”, scrive in un tweet il vicepresidente esecutivo della Commissione per il Green Deal europeo, Frans Timmermans. In occasione della presentazione delle previsioni economiche Ue nella giornata di ieri (giovedì 14 luglio), anche il commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni, si era sbilanciato: “Seguiamo con preoccupato stupore quello che avviene in Italia, la stabilità è sempre un valore e in tempi di acque agitate serve coesione, è il momento di fare fronte comune”, esortando a “lavorare insieme per evitare la tempesta”.
Mario Draghi è un partner autorevole nel contesto europeo e internazionale. Il suo contributo in questo difficile momento storico è importante per l’Italia e la UE. https://t.co/xVevjSOFtU
— Frans Timmermans (@F__Timmermans) July 15, 2022
È soprattutto dal Parlamento europeo che emergono con più chiarezza gli umori su quanto sta accedendo a Roma. Per il capogruppo del Partito Popolare Europeo (PPE), Manfred Weber, “di fronte alla recessione economica e alle continue sfide della guerra russa in Ucraina, l’Europa ha bisogno di un governo stabile a Roma“. Una visione che si sposa con quella dei colleghi italiani di Forza Italia, come Salvatore De Meo: “L’Italia non può permettersi di perdere Draghi in questo momento storico e dopo il lavoro fatto per ridare al Paese la credibilità e la fiducia nell’Ue e nel mondo”. A seguire “con preoccupazione” le notizie in arrivo dall’Italia sono anche i Socialisti e Democratici Europei (S&D), che per voce della loro presidente di gruppo all’Eurocamera, Iratxe García Peres, sottolineano il “bisogno di stabilità” per l’Italia e di “un governo forte e pro-europeo”, in particolare “con la guerra in Ucraina, l’aumento dei prezzi e il difficile contesto geopolitico“. Sulla stessa linea d’onda anche i liberali di Renew Europe. Se l’italiano Nicola Danti (Italia Viva) chiede di “andare avanti” e “non darla vinta al populismo”, lo spagnolo José Ramón Bauza Diaz lancia un grido d’allarme per l’eventualità che l’Italia sia solo il primo governo europeo a crollare “e presto vedremo altre rivolte in Europa”.
Ma a sorprendere a Bruxelles è il gruppo dei Verdi, a causa dei commenti diametralmente opposti da parte dei membri italiani e tedeschi. Damian Boeselager ha avvertito in modo caustico che una crisi in questo momento “non è un bene”, mentre meno criptico è stato il collega di partito Rasmus Andresen: “Abbiamo bisogno di un governo italiano stabile nei prossimi mesi, l’instabilità politica in Italia è una minaccia per l’Ue e l’Eurozona”. Di ben altro tenore sono le prese di posizione delle due ex-eurodeputate M5S ora confluite nei Verdi, Rosa D’Amato ed Eleonora Evi. “Il Movimento 5 Stelle fuori dal governo? Meglio tardi che mai”, ha commentato senza mezzi giri di parole la prima, che si oppone a “politiche energetiche, estera e soprattutto all’idea di fondo che, tutto sommato, l’Italia sta tenendo”. Per l’eurodeputata approdata in Europa Verde, invece, “è chiaro che la maggioranza di governo non esiste più” e che “la genesi di questa crisi sta in un governo di larghe intese che non può dare risposte alla crisi sociale, economica e ambientale“. In una nota congiunta con Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde, e Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana, Evi ha attaccato in modo frontale il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, colpevole di aver finito la transizione ecologica “un bagno di sangue”. In vista delle prossime elezioni, “serve un’alleanza che non consenta tentennamenti” sulla politica energetica, “che deve puntare sulle rinnovabili e certamente non sul nucleare”, è l’ultimo affondo al governo Draghi.