Bruxelles – Chiudere i negoziati interistituzionali dell’Ue sul pacchetto per il clima ‘Fit for 55’ prima della Cop27 di Sharm el-Sheikh di novembre, per fare pressione sui grandi emettitori del pianeta e alzare le ambizioni globali sul clima. Facile a dirsi, più difficile sarà concretizzarlo. Ma a insistere sul punto, come aveva fatto già mesi fa, è stato ieri (14 luglio) il vicepresidente esecutivo della Commissione europea per il Green Deal, Frans Timmermans, nella giornata conclusiva di un Consiglio informale dei ministri dell’ambiente che si è tenuto a Praga. Il primo sotto la presidenza della Repubblica ceca alla guida di turno dell’Ue dal primo luglio.
“Saremmo in una posizione estremamente forte a Sharm el-Sheikh se avessimo già raggiunto un accordo su Fit For 55 nei triloghi”, ha sottolineato Timmermans ai ministri, incalzando i governi a spingere per un accordo con l’Europarlamento. Ha ammesso però che “questo è estremamente ambizioso. Non voglio esercitare ancora più pressione sulla presidenza ceca, ma manderebbe un segnale molto forte al resto del mondo”.
Un anno fa, la Cop26 di Glasgow si era chiusa con un accordo timido sulla riduzione dell’uso del carbone per produrre energia. Bruxelles – che rispetto alle altre potenze mondiali rappresenta appena l’8 per cento delle emissioni globali di gas serra – puntava molto più in alto per la prossima COP27 ospitata dall’Egitto, soprattutto in termini di ambizioni globali sul clima. L’Ue punta però ad arrivarci non solo con il vago impegno di abbattere del 55 per cento le emissioni di gas serra dell’Ue entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990), come tappa intermedia per la neutralità entro il 2050.
Ma con le misure concrete per arrivarci, contenute nel ‘Fit for 55’, presentato proprio il 14 luglio ma di un anno fa. Come spiega il nome scelto dall’Esecutivo europeo, il ‘Fit for 55’ (letteralmente: essere pronti per il 55) è la traduzione in atti normativi degli impegni fissati dalla Legge sul clima sulla riduzione delle emissioni del 55 per cento entro il 2030, per arrivare alla neutralità entro metà secolo.
Un anno è trascorso dalla presentazione del pacchetto, dodici mesi in cui tanto è cambiato. L’inizio della guerra di Russia in Ucraina e le tensioni energetiche con il Cremlino hanno rallentato di fatto i lavori negoziali sulle tredici proposte legislative, di cui otto revisioni di leggi esistenti e cinque nuove proposte. Sotto la presidenza francese del Consiglio, conclusasi lo scorso 30 giugno, Europarlamento e Stati membri hanno concordato le loro rispettive posizioni su alcuni dei più importanti dossier del pacchetto, dalla revisione del sistema di scambio di quote di emissioni (il sistema Ets, ovvero il mercato europeo del carbonio) alle norme per le emissioni di nuove auto e furgoni, passando per l’introduzione di un Fondo sociale climatico per mitigare i costi sociali della transizione e la tassa sul carbonio alle frontiere.
Ora viene la parte più difficile. La palla è ora nelle mani dei co-legislatori che dovranno raggiungere un compromesso politico insieme, su ciascuno. Questa settimana si è tenuto il primo trilogo (il negoziato interistituzionale tra Parlamento e Consiglio, mediato dalla Commissione europea) su revisione Ets e tassa sul carbonio alle frontiere, ma è stato puramente conoscitivo. Il lavoro vero e proprio inizierà dopo la pausa estiva, da settembre. La presidenza di Praga, spiegano fonti, è intenzionata a lavorare sul pacchetto come un corpus unico di legislazioni e non a dossier separati, per quanto possibile. Al Consiglio non sono tanto ottimisti quanto lo è la Commissione europea e per il momento, visti gli impegni dell’Ue a far fronte alla guerra energetica di Putin e all’attuazione del ‘Repower EU’ per l’indipendenza da Mosca, non ci si sbilancia neanche sul concludere i negoziati entro la fine dell’anno, anche se quello è l’obiettivo. Il lato positivo, e questo lo riconosce anche il Consiglio, è che su buona parte di questi fascicoli le posizioni tra Consiglio e Parlamento non sono particolarmente distanti e questo non può che agevolare le trattative.