Bruxelles – Tante luci ma anche ombre per l’Italia per quanto riguarda il rispetto dello Stato di diritto. Lo mette nero su bianco il Rapporto 2022 sulla condizione dello Stato di diritto in Europa, lo strumento annuale di cui si è dotata la Commissione Europea dal settembre del 2020 per valutare il rispetto dei diritti e delle libertà nei Paesi membri UE. Per l’Italia sono necessari più sforzi sul piano del conflitto d’interessi, sulle attività di lobbying, sulla lotta alla corruzione e sulla protezione dei media, ma il gabinetto guidato da Ursula von der Leyen guarda con ottimismo alle “ampie riforme” della giustizia civile e penale “attese da tempo” adottate nell’ambito degli impegno del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Come si legge nel documento pubblicato oggi (mercoledì 13 luglio), il giudizio favorevole alle riforme del PNRR che si pongono l’obiettivo di “migliorare la qualità e l’efficienza del sistema giudiziario” in Italia è in linea con le aspettative che erano già emerse dal rapporto sullo Stato di diritto dello scorso anno. La punta di diamante è la digitalizzazione del sistema giudiziario nei tribunali civili (“mentre permangono difficoltà nei tribunali penali e nelle procure”), che permetterà di affrontare “le gravi sfide legate all’efficienza del sistema giudiziario, tra cui gli arretrati e la lunghezza dei procedimenti”. L’esecutivo comunitario ricorda anche che lo scorso 16 giugno il Parlamento ha approvato la nuova legge di riforma del sistema giudiziario, che include anche disposizioni relative all’istituzione e al funzionamento del Consiglio superiore della magistratura: “La legislazione attuativa, che dovrà essere adottata entro un anno, offrirà l’opportunità di adottare disposizioni più dettagliate che tengano conto degli standard europei sull’indipendenza della magistratura“, soprattutto sul piano dei poteri organizzativi dei presidenti dei tribunali e il coinvolgimento degli avvocati nella valutazione professionale dei magistrati.
Per quanto riguarda la lotta alla corruzione, la Commissione guarda con fiducia al nuovo Piano nazionale anticorruzione (2022-2024) previsto per quest’estate, ma avverte che “sarà necessario un attento monitoraggio per garantire che i casi di corruzione non vengano automaticamente archiviati in appello“. Il Rapporto 2022 sullo Stato di diritto sottolinea che all’Italia serve un potenziamento della digitalizzazione (anche di strumenti di intelligenza artificiale) e l’interconnessione dei registri per “operazioni efficaci della polizia e delle procure contro la corruzione ad alto livello”. Altre lacune “significative” coinvolgono la protezione degli informatori, i conflitti di interesse e il lobbismo, tutte ramificazioni della corruzione, anche politica: “La pratica di incanalare le donazioni ai partiti attraverso fondazioni e associazioni politiche rappresenta un serio ostacolo alla responsabilità pubblica”, dal momento in cui “le transazioni sono difficili da tracciare” e “la corruzione è sempre più utilizzata per infiltrarsi nell’economia legale”. Di qui la necessità di adottare “norme esaustive” sul conflitto di interessi e una regolamentazione delle attività di lobbying, oltre a introdurre un registro elettronico unico per le informazioni sul finanziamento dei partiti e delle campagne elettorali.
Capitolo media e giornalismo. Come sottolinea il rapporto sullo Stato di diritto, “l’Italia dispone di un solido quadro legislativo che regola il settore dei media, compreso il servizio pubblico, e di un’autorità di regolamentazione indipendente ed efficace”. Tuttavia, anche quest’anno restano “preoccupazioni sulle precarie condizioni di lavoro di molti giornalisti nel Paese” – così come sulla protezione delle fonti e sul segreto professionale – e nonostante le pene detentive per diffamazione siano state “in gran parte abolite” dopo la “storica” sentenza della Corte costituzionale nel 2021, “la crescente prevalenza di cause SLAPP [azioni legali tese a bloccare la partecipazione alla vita pubblica, ndr] e la combinazione di diffamazione penale e civile sollevano preoccupazioni” a Bruxelles. Ecco perché è necessario “introdurre garanzie legislative per riformare il regime di diffamazione, la protezione del segreto professionale e delle fonti giornalistiche, tenendo conto degli standard europei sulla protezione dei giornalisti”, considerato anche “l’aumento di anno in anno” di casi di attacchi fisici e intimidazioni contro giornalisti e media.
Ultima questione quella dei diritti civili, con miglioramenti che devono essere apportati con la promozione della partecipazione democratica delle organizzazioni della società civile “attraverso un comitato consultivo permanente”. Le criticità maggiori su questo fronte riguardano i ritardi del processo legislativo per la creazione di un’istituzione nazionale per i diritti umani e il fatto che “lo spazio civico rimane ristretto, in particolare per le organizzazioni che si occupano di migranti“, mentre il processo di registrazione delle organizzazioni non governative “rimane complesso”.