Bruxelles – Per ridurre la dipendenza dell’Unione europea dai combustibili fossili russi, servono risorse e investimenti supplementari nella transizione. Il ‘REPowerEU’, il piano per affrancare l’Ue dalle fossili importate da Mosca, fa capolino alla riunione del Consiglio dell’Economia (Ecofin) che si è tenuto oggi a Bruxelles e trova i governi sostanzialmente divisi su come e a che condizioni finanziarlo.
“Dobbiamo ridurre rapidamente la nostra dipendenza dai combustibili fossili, per questo serviranno investimenti supplementari”, ha avvertito il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, al termine della riunione in conferenza stampa, incalzando gli Stati membri che ancora non lo hanno fatto a usare i “prestiti che non hanno sfruttato appieno” del Next Generation EU. Anche se “questi investimenti supplementari dovranno essere combinati a un controllo più rigoroso sulle spese in altri ambiti”. Nell’idea della Commissione Europea, il piano REPowerEu dovrà essere finanziato con circa 300 miliardi di euro, di cui circa 72 miliardi in sovvenzioni e 225 in prestiti.
Nei fatti non si tratterà di nuove risorse in nessuno dei due casi: i 225 miliardi di euro in prestiti sono le risorse stimate da Bruxelles come i prestiti ancora non richiesti dagli Stati membri dal Next Generation Eu – lo strumento temporaneo per la ripresa dalla pandemia COVID-19 – che l’UE vuole dirottare ora per l’attuazione degli obiettivi della transizione del ‘REPowerEU’. Bruxelles ha concesso ai governi del tempo per mostrare un interesse a usufruire dei prestiti non ancora utilizzati che gli spettano di diritto ma che non hanno ancora richiesto. Se non lo faranno, Bruxelles propone di redistribuire quei prestiti tra gli Stati Ue che hanno già richiesto tutta la loro quota, come l’Italia.
Il vicepresidente ha dunque incalzato i governi a mettere in chiaro questo interesse per quelle risorse, così che la Commissione possa fare i conti e capire quanti di questi 225 miliardi di euro potrebbero effettivamente essere redistribuiti secondo un principio di solidarietà. I 72 miliardi di sovvenzioni arriveranno invece da una redistribuzione facoltativa di risorse esistenti, fino a 26,9 miliardi di euro dai fondi di coesione e fino a 7,5 miliardi di euro dalla Politica agricola comune (Pac). Le uniche risorse fresche in senso proprio arriveranno dai 20 miliardi di euro che Bruxelles intende prelevare dalla vendita all’asta di alcune quote di emissioni CO2 oggi conservate nella riserva stabilizzatrice del mercato.
A quasi due mesi dalla presentazione da parte della Commissione europea e con l’urgenza di accelerare con la fine della dipendenza dai combustibili russi, gli Stati membri sono ancora divisi sul finanziamento, tanto sulla ripartizione dei prestiti non richiesti (sulle modalità con cui redistribuirli) quanto sull’andare a toccare la riserva delle emissioni di carbonio dell’Ets, su cui sono state presentate almeno tre diverse proposte dalla Francia – che ha appena chiuso il suo capitolo di presidenza alla guida dell’Ue -, dalla Slovacchia e dalla Danimarca. “Abbiamo avuto intense discussioni questa mattina e torneremo sulla questione in tutti i prossimi Consigli dell’Ecofin dell’UE”, ha sintetizzato in conferenza stampa il ministro delle finanze ceco, Zbyněk Stanura, assicurando che Praga alla guida dell’UE conta sul fatto di poter definire l’attuazione del piano entro la fine dell’anno. Quindi entro la fine del suo semestre di presidenza.