Bruxelles – L’economia europea non preoccupa, preoccupano semmai le incognite e le incertezze che la circondano. La Commissione UE non ravvede particolari rischi per la tenuta dell’Unione e della sua area euro, ma non può fare a meno di avere un approccio prudenziale e tenere basse aspettative e soprattutto le stime che lo stesso esecutivo comunitario presenterà questa settimana (14 luglio) nelle tradizionali previsioni economiche d’estate. “L’economia si sta dimostrando capace di resistere, ma ci attendiamo revisioni al ribasso“, anticipa Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione e responsabile per un’Economia al servizio delle persone.
I motivi di questo orientamento sono ormai gli stessi da troppi mesi, che da troppi mesi sono lì senza attenuarsi. Anzi. “L’inflazione continua a crescere” anziché ridursi sulla spinta delle conseguenze legate alla guerra in corso in Ucraina, e poi “il continuo rincaro dei prezzi dell’energia e frena l’economia“, spiega il membro lettone del team von der Leyen prima di prendere parte ai lavori dell’Eurogruppo, dove la questione energetica e il rischio di uno stop immediato e completo delle forniture di gas russo entra prepotentemente.
Già solo confermare le stime per il PIL dell’eurozona di pochi mesi fa, comunque già tagliata causa guerra e conseguenze annesse, risulta un’impresa ardua. I valori attesi di un’espansione del 2,7 per cento nel 2022 e al 2,3 per cento nel 2023. appaiono un miraggio. A Bruxelles si mostra ottimismo, ma non si può nascondere un certo turbamento che influenza anche il pià ampio dibattito sulle politiche economiche e di bilancio. “L’orientamento è più complesso perché la situazione è più complessa”, riconosce Paolo Gentiloni. Il commissario per l’Economia vede sullo sfondo Gazprom chiudere i rubinetti del gas, eventualità per cui “siamo preoccupati, perché se questo avvenisse avremmo conseguenze macro-economiche e pure una situazione difficile” da gestire.
In questo scenario il ragionamento mai abbandonato su come garantire spese per riforme e stimolo degli investimenti senza tralasciare l’obbligo di ordine nei conti pubblici si complica ulteriormente. Se per Gentiloni l’idea è quella di “differenziare” le agende a seconda della situazione Paese, i falchi dell’austerità e del rigore tornano alla carica. “Ogni Paese deve agire in modo prudente in materia di spesa“, incalza la ministra delle Finanze olandese, Sigrid Kaag. In modo diverso, anche il Belgio mette pressione. “Non dobbiamo guardare al taglio della spesa, ma pure a come fare le riforme strutturali” di cui c’è bisogno e che si chiedono, nel caso italiano da tempo.
L’interrogativo già oggetto di divisione tra i Ventisette, tra la necessità di spese moderatamente espansive o a misura di investimenti diventa ancor più un rompicapo alla luce delle rinnovate incertezze, destinate a produrre revisioni al ribasso per la crescita e la ripresa a dodici stelle.