Bruxelles – “Non siamo di fronte ad una nuova crisi dell’euro“. Klaus Regling sgombra il campo da dubbi, e tenta di tenere la barra a dritta in un momento in cui l’agitazione in Europa e sulle piazze affari sembra prendere il sopravvento. Il direttore esecutivo del Meccanismo europeo di stabilità (MES, o ESM nella versione inglese dell’acronimo) non può eliminare le incertezze che ammantano l’andamento dell’economia, ma vuole rassicurare, soprattutto mercati e investitori. “Non vedo una crisi solo perché l’inflazione aumenta”, il chiarimento che tiene a fare al termine dei lavori di un Eurogruppo dove comunque congiuntura e prospettive hanno rimescolato i temi all’ordine del giorno.
Sullo sfondo ci sono gli accresciuti timori per possibili tagli immediati e completi delle forniture di gas da parte della Russia. Gazprom ferma gli impianti, e l’Europa si inquieta. E’ un susseguirsi di messaggi che suonano di allarme. Incalzata dai giornalisti la ministra delle Finanze olandese, Sigriid Kaag, prende parte ai lavori dell’Eurogruppo dopo aver informato che “i ministri dell’Energia e per il clima sono al lavoro per essere pronti ad ogni scenario”, incluso quello di una chiusura totale dei rubinetti. Anche la ministra delle Finanze di Madrid, Nadia Calviño insiste su questo aspetto. Prima di prendere parte ai lavori il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, ammette che “siamo preoccupati”. Come se non bastasse Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione, anticipa che le prossime previsioni economiche d’estate, attese per il 14 luglio, vedranno “revisioni al ribasso” per la crescita.
E’ in questo contesto che si inserisce l’intervento di Regling, deciso a rimettere ordine e riportare fiducia. “La situazione attuale è diversa rispetto a quella di 10-12 anni fa”, quando l’eurozona conobbe la crisi vera. Rispetto ad allora, oggi “non abbiamo gli stessi livelli di deficit e di debito”, sono state compiute riforme a livello nazionale ed europeo. “Questo non significa che le politiche di bilancio non debbano essere prudenti”, si affretta ad aggiungere. Una precisazione per Paesi come l’Italia, dall’alto debito e la forte voglia di spendere più del consigliato. Ma in ogni caso “non siamo di fronte ad una nuova crisi dell’euro”.