Bruxelles – Continua il braccio di ferro tutto giuridico tra gli europarlamentari catalani Carles Puigdemont e Antoni Comín con le istituzioni comunitarie. I due sono incriminati in Spagna per ribellione e sedizione, ma nel 2019 sono stati eletti alle elezioni europee. Da quel momento è iniziata la lotta a colpi di avvocati. Antonio Tajani, in veste di presidente dell’Eurocamera, con tanto di lettera fimata il 29 giugno 2019 non li riconobbe come deputati europei, perché la Spagna non li aveva inseriti nella lista degli eletti. Il successori David Sassoli li riconobbe, invece, a seguito di un pronunciamento della Corte di giustizia. A gennaio 2020 la Spagna chiede la revoca dell’immunità parlamentare, prima tolta e poi nuovamente concessa.
Oggi il Tribunale dell’UE respinge la causa presentata contro la decisione che fu di Tajani. “E’ irricevibile” perché, sostengono i giudici, il problema non fu la decisione di Tajani ad aver procurato effetti sui due catalani quanto l’applicazione della legge spagnola a cui Tajani si era attenuto. Ora ci sono 70 giorni per fare ricorso alla Corte. Il braccio di ferro continua.