Strasburgo – L’inclusione del gas e del nucleare in tassonomia europea, il sistema di classificazione degli investimenti sostenibili, è sempre più una questione geopolitica. Il Parlamento europeo riunito a Strasburgo in sessione plenaria fino a giovedì 7 luglio voterà domani sulla proposta della Commissione europea di includere a certe condizioni e per un tempo limitato il gas e l’energia nucleare nel sistema di classificazione degli investimenti sostenibili dell’UE, ovvero sul secondo atto delegato al regolamento della tassonomia.
L’Unione europea è letteralmente spaccata a metà sulla questione e porta con sé anche l’Ucraina: i contrari all’atto delegato della Commissione citano la causa dell’Ucraina per sostenere che l’etichetta ‘verde’ per il gas significa continuare a finanziare a oltranza la guerra di Putin (dal momento che Mosca è il primo e principale fornitore di gas all’Europa), e, di contro, chi è a favore ribadisce che l’inclusione di gas e nucleare è fondamentale per la sicurezza energetica del Continente.
Mentre l’Europarlamento si prepara a un voto decisivo dall’esito ancora molto incerto, lo stesso governo di Kiev entra nel merito del dibattito in corso a Strasburgo e a Bruxelles con una lettera firmata dal ministro dell’Energia, German Galushenko, indirizza alla presidente della commissione economica del Parlamento europeo, l’eurodeputata del Partito democratico Irene Tinagli, e al presidente della commissione ambiente, Pascal Canfin, in cui si evidenziano i rischi per la ricostruzione post-bellica se “l’obiezione all’atto delegato” dovesse essere approvata.
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Poco prima che iniziasse a circolare sui social la lettera, in una conferenza stampa organizzata trasversalmente da cinque gruppi politici all’Europarlamento (PPE, S&D, Renew Europe, Verdi e Sinistra) è intervenuta la deputata del Parlamento ucraino, Inna Sovsun, chiedendo espressamente alla Commissione europea di rivedere l’atto delegato. A sostegno della sua richiesta ha ribadito quanto continuano a ripetere i detrattori della tassonomia da quando l’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina è iniziata. Ovvero, che la situazione geopolitica dell’Ucraina e dell’Europa è ora molto diversa rispetto a quella di qualche mese fa quando è stato presentato l’atto delegato, adottato formalmente lo scorso 2 febbraio dalla Commissione europea e presentato ai co-legislatori di Parlamento e Consiglio. Da allora si è fatta urgente la necessità di affrancarsi dalle forniture energetiche russe e in generale a fare sempre meno ricorso al gas.
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Prima della guerra, Bruxelles comprava gas dalla Russia, il principale fornitore di energia all’Europa, a prezzi più bassi e con un vantaggio economico che oggi non esiste più perché non solo il gas costa di più ma la Russia taglia anche le forniture ai Paesi membri. Tutt’altro. La deputata ucraina ha ribadito con forza che il sistema di classificazione dell’UE delle attività economiche sostenibili è stato preparato in un contesto ante-guerra, e ora occorre ripensarlo. Se non più da Mosca “da dove arriverà il gas che l’Unione europea considera tra le attività di transizione?”, si domanda, con una punta di retorica. Ha poi suggerito che l’atto delegato potrebbe essere aggiornato inserendo “la costruzione di terminali” di rigassificazione di gas naturale liquefatto “come precondizione” per l’inserimento del gas in tassonomia, così da spingere i governi a investire su terminali di rigassificazione e a importare più Gnl da fornitori diversi dalla Russia, come gli Stati Uniti.
L’obiezione che sarà votata domani dall’emiciclo è stata presentata da una coalizione trasversale di gruppi politici al Parlamento europeo, che vanno dalla destra del Partito popolare europeo alla sinistra. Il fatto che sia stata presentata da una coalizione così ampia di gruppi non è indicativo di come andrà la votazione, proprio perché sarà influenzata dalle pressioni dei singoli Stati. I detrattori della tassonomia usano la dipendenza energetica dalla Russia come motivazione alla necessità di affossare l’atto delegato. “Includendo gas e nucleare nella lista delle attività economiche sostenibili della tassonomia rafforziamo la dipendenza energetica dell’Unione europea dalla Russia, una dipendenza tutta negativa”, ha chiarito Christophe Hansen, eurodeputato del Partito popolare europeo, aggiungendo che attualmente “ci sono molti Stati membri che ancora sostengono questo atto delegato, anche se non ne avranno alcun beneficio sul gas o sul nucleare”.
Il Partito popolare europeo (PPE) è il gruppo all’Europarlamento con il maggior numero di seggi, quindi anche quello dove peserà di più l’indicazione nazionale sul voto. L’eurodeputato ha detto di aver fatto “lavoro di convincimento e ci sono ora varie delegazioni che stanno mettendo in dubbio” la proposta della Commissione. Non è in dubbio la delegazione di Forza Italia. “Voteremo a favore della proposta della Commissione europea (quindi, contro l’obiezione) che ritiene utile per la lotta al cambiamento climatico anche il gas e il nucleare”, ha chiarito Antonio Tajani, eurodeputato del Partito popolare europeo (PPE) e coordinatore nazionale di Forza Italia, in un punto stampa a Strasburgo a margine della plenaria del Parlamento europeo. Secondo Tajani si tratta di “una scelta coraggiosa che riteniamo di dover sostenere, ed è un grave errore della sinistra votare contro la proposta della Commissione europea, così si blocca il progresso e l’autosufficienza energetica dell’Unione europea e dell’Italia”.