In Italia il governo “fibrilla” a seguito delle tensioni nei partiti che lo sostengono. Com’era prevedibile, come scrisse anche Eunews, con l’avvicinarsi della scadenza elettorale c’era da attendersi l’arrivo di difficoltà. E’ complicato presentarsi al voto alleati con i propri (almeno dichiarati) peggiori nemici. In Germania sono abituati a farlo, ma da noi è una situazione più rara. Abbiamo avuto governi tecnici con maggioranza composite, ma un governo di “tutti meno uno” è una situazione più speciale di altre.
Che Lega e PD possano approvare insieme leggi poche settimane prima del voto nel quale l’uno dovrà spiegare che l’altro è una catastrofe per l’Italia è uno spettacolo che ancora dobbiamo vedere, e lo stesso vale per Forza Italia e quel che rimane del Movimento 5 Stelle. Ma gli incroci possibili sono tanti.
Ora però c’è una forza che più di altre mette in discussione la propria appartenenza alla maggioranza. Non è la sola, ma il Movimento alla cui testa c’è Giuseppe Conte, che ha in passato governato sia con la Lega sia con il PD, sembra quello più agitato. Anche la Lega non scherza, a dire il vero.
Il problema è che chiamarsi fuori ora, soprattutto da soli, è un salto nel buio totale: non si conoscono le possibili forze antagoniste, non si conosce neanche chi, all’interno del partito, davvero accetterebbe una scelta così definitiva. Certo, se si fosse capaci di trovarla, si potrebbe rivendicare una propria caratteristica solida e distinguente sulla quale lavorare nei prossimi mesi. Conte sembra voler scegliere la lotta alla povertà, ma potrebbe anche essere darsi un profilo ambientalista che richiami le origini. Sono tutti spazi un po’ bruciati nel corso di questi anni, e che sono andati affollandosi nel tempo. Però chissà, magari una forza di qualche punto percentuale la si potrebbe riportare in Parlamento, sperando di poter diventare ago della bilancia di qualche coalizione a venire.
Anche per partiti storicamente membri di coalizioni, come la Lega, lasciare ora sarebbe pericoloso, con un partner in evidente difficoltà di leadership come Forza Italia, e un ex partner, ma alleato in qualche modo naturale, come Fratelli d’Italia, che nell’attenzione dei media e in molti sondaggi è sulla cresta dell’onda. Sarebbe, inevitabilmente, un “ritorno a Canossa” nelle mani di Giorgia Meloni, mentre Forza Italia si dilanierebbe in mille correnti. Ma una forza moderata al centrodestra serve, e lasciarla da sola nel governo potrebbe portare ad effetti inimmaginabili.
Nulla in particolare da dire sul centrosinistra, dove si sta cercando di ricostruire un’unità tra le diverse forze che sono al governo. Il PD sta fermo, e cerca di raccogliere i frutti di questi movimenti, che tenta di favorire. Certo nessuno tra questi ha dato segno di pensare a lasciare il governo.
Far cadere il governo sarebbe però anche un omicidio per il Paese, tutto sommato meglio procedere ancora alcuni mesi zoppicando che fermandosi e mandando all’aria il lavoro fatto da quando c’è Mario Draghi alla guida. Il Pnnr sta muovendo i primi passi, l’inflazione è alle stelle, lo spread è sempre in zona rossa, c’è in corso una guerra che sta cambiando la struttura di tutte le nostre relazioni internazionali e quella delle nostre forniture di materie prime. C’è poi la manovra di bilancio da fare, e con una situazione così difficile ed in evoluzione continua pensare all’esercizio provvisorio (che limita la capacità di spesa mensile a quella dell’esercizio precedente, senza poter disegnare nuovi percorsi) sarebbe un omicidio, senza dubbio.