Bruxelles – “L’entrata in vigore del nuovo mandato dell’Europol di oggi (28 giugno) è un altro passo decisivo per la realizzazione dell’Unione della Sicurezza”. A salutare il mandato rafforzato dell’ufficio europeo di polizia è stato il vicepresidente della Commissione per la promozione dello stile di vita europeo, Margaritis Schinas, che ha aggiunto come l’Europol sia “l’esempio vivente di come l’Ue sia più forte mettendo insieme le proprie forze e risorse”.
Più cooperazione con le società private, la Procura europea (l’Eppo) e i Paesi terzi. Un rafforzamento di ricerca e innovazione nel settore della sicurezza. E soprattutto un maggiore accesso a dataset più ampi. A un anno e mezzo dalla proposta della Commissione di una revisione dell’agenzia europea di contrasto, “l’Europol sarà dotato di strumenti e garanzie migliori per sostenere le forze di polizia nelle indagini sui reati – ha dichiarato Schinas – e nello sviluppo di metodi all’avanguardia per affrontare la criminalità informatica” e contrastare il terrorismo. Il potenziamento dell’Europol era infatti stato chiesto in seguito agli attentati del 2020: a Parigi (25 settembre), Nizza (29 ottobre) e Vienna (2 novembre), contro possibili nuove forme di criminalità organizzata, anche online.
Con il nuovo mandato rafforzato, la polizia europea potrà ricevere i dati personali utili alle indagini direttamente dalle imprese. “Dato che i terroristi spesso abusano dei servizi offerti da società private per reclutare seguaci, pianificare attacchi e diffondere propaganda”, aveva sottolineato la commissaria agli Affari interni Ylva Johansson al momento della proposta, è necessario che “il mandato rivisto aiuti l’Europol a cooperare efficacemente con le parti private e a trasmettere prove pertinenti agli Stati membri”. Ciò permetterà all’agenzia di stabilire con più facilità la competenza giurisdizionale di un caso, individuando tutti i Paesi interessati.
La nuova normativa consentirà inoltre all’Europol di analizzare tutti i dati presenti nei fascicoli forniti da un Paese o dall’Eppo nel corso di operazioni congiunte. E di trattare, in casi specifici, anche dati senza la categorizzazione degli interessati “per tutto il tempo e quando necessario per sostenere una specifica indagine penale in corso”, come riporta una nota dell’ufficio. I soggetti ‘categorizzati’ dalla polizia europea sono in genere persone sospettate, condannate, su cui ci sono indizi concreti o motivi ragionevoli per ritenere che possano commettere reati, vittime, soggetti vicini a un criminale e possibili testimoni.
Questa serie di big data includerebbe però anche le informazioni relative a persone che non hanno alcun legame accertato con un’attività criminale. “Ciò è particolarmente importante per trattare insiemi di dati ampi e complessi, per i quali la categorizzazione dell’interessato può essere identificata solo quando le informazioni vengono estratte e analizzate”, prosegue la nota.
È proprio su questo ultimo punto che si è espresso il Garante europeo della protezione dei dati (Gedp), secondo cui gli emendamenti “indeboliscono il diritto fondamentale alla protezione dei dati”. Per il Gedp, il mandato rafforzato comporterà un aumento sostanziale del volume dei dati personali trattati e conservati dall’agenzia. Di conseguenza, “i dati relativi a persone che non hanno un legame accertato con un’attività criminale saranno trattati allo stesso modo dei dati personali di persone che hanno un legame con un’attività criminale”.
Già a gennaio scorso, il Garante aveva ordinato all’Europol la cancellazione dei dati senza categorizzazione degli interessati trattenuti dall’agenzia per oltre 6 mesi. L’ampliamento del mandato della polizia europea non sarebbe infatti stato compensato da nuove garanzie di controllo, sempre secondo il Gedp, che ha sollevato dubbi anche sul fatto che la nuova normativa includa che “gli Stati dell’Ue abbiano la possibilità di autorizzare retroattivamente Europol a trattare grandi dataset già condivisi prima dell’entrata in vigore del regolamento modificato”.