Bruxelles – Non viene meno il sostegno delle più grandi potenze mondiali all’Ucraina, che sarà sostenuta nella sua difesa dall’aggressione russa “per tutto il tempo necessario”, ma dal vertice dei leader del G7 emerge con chiarezza che bisogna prepararsi a una guerra lunga, che non finirà né in settimane, né in mesi. Per quanto riguarda la situazione sul campo e sul sostegno a Kiev, il Gruppo dei Sette – Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti – ha già messo in chiaro la sua posizione nella dichiarazione pubblicata ieri pomeriggio (lunedì 27 giugno), ma sono i commenti dei leader al termine del vertice che fanno capire in che direzione sta andando il conflitto. E di conseguenza anche il supporto dell’Unione Europea e delle potenze globali.
“Nessuno pensa che la fine della guerra possa essere nelle prossime settimane o nei mesi a venire“, ha precisato il presidente francese, Emmanuel Macron, richiamandosi alle parole dell’omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, secondo cui la guerra dovrebbe concludersi entro fine 2022: “Siamo a quattro mesi di guerra, la fine dell’anno è ancora lontana”, ha aggiunto Macron, ribadendo con forza che “c’è solo una certezza, che la Russia non può e non deve vincere“. Ecco perché il sostegno a Kiev e le sanzioni internazionali “resteranno con l’intensità necessaria durante i prossimi mesi”, in riferimento anche alla “atrocità dell’ennesimo crimine di guerra” dell’attacco contro il centro commerciale di Kremenchuk.
Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che ha fatto gli onori di casa a Schloss Elmau (Baviera), ha sottolineato che “non siamo nella situazione di vedere una fine della guerra“, dal momento in cui “va avanti con la stessa brutalità” degli ultimi 124 giorni di invasione. Ecco perché, non appena il conflitto si sarà concluso – e con sempre la certezza che “la Russia non vincerà” – al vertice del G7 si è parlato di un “piano Marshall per l’Ucraina“, in linea con quanto proposto da Bruxelles. Anche da parte del primo ministro italiano, Mario Draghi, c’è “preoccupazione” per la continua avanzata dell’esercito russo nel Donbass nelle ultime due settimane: “Questo non significa che il nostro sostegno a Kiev verrà meno“, ha avvertito il premier Draghi, né che i sette leader indeboliranno la collaborazione sui temi più urgenti da affrontare su scala globale.
Capitolo energia
Le conclusioni del vertice del G7 sull’Ucraina hanno confermato che le maggiori potenze mondiali sono pronte a prendere nuove misure per “contenere l’aumento dei prezzi dell’energia”, tra cui la tanto attesa possibilità del ‘price cap’, il tetto “temporaneo” ai prezzi delle importazioni energetiche, sia del petrolio sia del gas. Per ora c’è l’intesa tra i leader del Gruppo dei Sette per incaricare ai ministri competenti in materia energetica di valutare “con urgenza” la fattibilità e l’efficacia di queste misure, ma il premier Draghi si augura di arrivarci già entro ottobre, anche considerata la disponibilità della Commissione Europea è ad “accelerare il processo” sulle proposte che riguardano il gas.
Come specificano fonti europee, quanto emerge dal vertice G7 in merito al ‘price cap’ sul gas “è più generico”, considerate le maggiori “difficoltà a livello tecnico”, mentre quello sul petrolio è già “più definito”. Le conclusioni dei leader specificano che tra gli approcci da prendere in considerazione c’è “un eventuale divieto globale di tutti i servizi che consentono il trasporto di greggio e prodotti petroliferi russi via mare”, a meno che il petrolio non venga acquistato “a un prezzo pari o inferiore a quello da concordare in consultazione con i partner internazionali”. Il cancelliere tedesco Scholz ha definito “molto ambizioso” l’obiettivo del tetto ai prezzi sul petrolio, anche se è ancora necessario “molto lavoro a livello tecnico”.
Lo sforzo di coordinamento internazionale del G7 deriva dalla necessità di “impedire alla Russia di trarre profitto dalla sua guerra di aggressione” in Ucraina, di cui le fonti energetiche rappresentano la voce di entrate maggiori. Ecco perché le conclusioni del vertice lodano la decisione di Bruxelles di “esplorare con i partner internazionali le modalità per contenere l’aumento dei prezzi dell’energia” per quanto riguarda tutte le fonti fossili, “compresa la possibilità di introdurre, se necessario, tetti temporanei ai prezzi delle importazioni” di petrolio e gas. La proposta della Commissione dovrebbe arrivare dopo l’estate – come è stato annunciato al Consiglio Europeo della scorsa settimana – per essere discusso al vertice dei leader UE di ottobre. “È importante che la discussione sia solida, su base razionale e non solo psicologica“, ha avvertito il premier Draghi.
Nel considerare la crisi energetica, per il Gruppo dei Sette rimane cruciale anche non abbandonare i Paesi più vulnerabili, contrastando i tentativi della Russia di sfruttare la propria posizione di produttore di energia “per trarre profitto dalla sua aggressione”. Ecco perché dovranno essere presi in considerazione anche meccanismi di mitigazione per garantire che tutti i partner internazionali “mantengano l’accesso ai mercati energetici, compresi quelli russi”. Queste misure – restrittive e di mitigazione – non andranno però a compromettere gli obiettivi climatici, a partire dalla riduzione dai combustibili fossili e l’accelerazione della transizione verde “per raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050”. È in quest’ottica che va letto l’obiettivo di istituire entro la fine del 2022 “un club del Clima internazionale aperto e cooperativo“, che promuova l’azione “urgente, ambiziosa e inclusiva” verso l’attuazione dell’Accordo di Parigi.
Capitolo sicurezza alimentare
Altri 4,5 miliardi di dollari, per uno stanziamento di oltre 14 miliardi entro 2022 “per proteggere i più vulnerabili dalla fame e dalla malnutrizione”. È questo l’impegno dei leader del G7 a sostegno dell’Alleanza globale per la sicurezza alimentare, considerate le dimensioni drammatiche della fame nel mondo, dopo l’inizio dell’invasione russa in Ucraina. “Fino a 323 milioni di persone a livello globale diventeranno gravemente insicure dal punto di vista alimentare o saranno ad alto rischio, segnando un nuovo record”, come riportano i dati del Gruppo di risposta alla crisi Globale sull’alimentazione, l’energia e la finanza delle Nazioni Unite. Questa sfida “esistenziale” è determinata da “molteplici crisi intrecciate”, di cui l’ultima – la guerra russa contro l’Ucraina – ha causato “il blocco delle rotte di esportazione del grano ucraino, che sta drammaticamente aggravando la crisi della fame“.
Ecco perché è stato ribadito “l’urgente invito” a Mosca a porre fine “senza condizioni” al blocco dei porti ucraini sul Mar Nero, ma anche alla distruzione delle principali infrastrutture portuali e di trasporto, dei silos e dei terminali per il grano e della “appropriazione illegale” di prodotti e attrezzature agricole in Ucraina. La Russia ha “un’enorme responsabilità” per l’aumento dei prezzi mondiali di cibo e fertilizzanti “a livelli senza precedenti”, a causa delle interruzioni della produzione agricola messe in atto sul territorio occupato, definite “un attacco geopolitico alla sicurezza alimentare globale”. I leader delle sette potenze metteranno in atto “intensi sforzi” non solo per la ripresa delle esportazioni agricole ucraine verso i mercati mondiali, ma anche per “sbloccare un corridoio marittimo sicuro attraverso il Mar Nero”, sostenendo le azioni promosse dalle Nazioni Unite. Ma nel frattempo si cercheranno “percorsi alternativi” a partire dall’iniziativa UE dei corridoi di solidarietà.
Sono diverse le strategie che sono state messe nero su bianco nel vertice G7 focalizzato sulle conseguenze della guerra in Ucraina. Attraverso la collaborazione con agenzie e partner internazionali, si cercherà di identificare la provenienza delle importazioni di grano, con l’obiettivo di “individuare i prodotti ucraini sequestrati illegalmente dalla Russia“. I leader del G7 hanno poi deciso di “mantenere aperti i nostri mercati alimentari e agricoli”, con la richiesta ai partner internazionali di “evitare misure commerciali restrittive ingiustificate“, che vanno ad aumentare la volatilità del mercato e il rischio di insicurezza alimentare: “Ci opporremo a qualsiasi comportamento speculativo”. Sul breve termine, qualsiasi partner – pubblico o privato – “con grandi scorte alimentari” è stato invitato a rendere disponibili gli alimenti “senza distorcere i mercati, anche sostenendo la strategia di acquisto del Programma alimentare mondiale”, così come a “evitare un eccessivo accumulo di scorte, che può portare a ulteriori aumenti dei prezzi”.
Rimane poi sostanziale il coordinamento con l’Unione Africana per progettare “un piano strategico di investimenti per accelerare lo sviluppo delle catene del valore essenziali” per il continente africano, ricordando che i pacchetti di sanzioni internazionali “non prendono di mira i prodotti alimentari e consentono il libero flusso di prodotti agricoli, anche dalla Russia”. Infine, secondo la proposta del presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, i leader del G7 hanno trovato un’intesa per “aumentare in modo sostenibile la disponibilità di prodotti agricoli”, in particolare “nei Paesi più colpiti”, ma anche di “affrontare la carenza di fertilizzanti sostenendo un uso più efficiente e mirato, aumentando temporaneamente la produzione locale e globale”, è l’impegno delle sette maggiori potenze mondiali.