Bruxelles – Riserve di gas piene all’80 per cento della propria capacità entro il primo novembre 2022 e al 90 per cento a partire dal 2023. Il Parlamento europeo ha sostenuto giovedì (23 giugno) in plenaria a Bruxelles (con 490 voti favorevoli, 47 contrari e 55 astenuti) l’accordo raggiunto con gli Stati membri sul regolamento proposto dalla Commissione europea per mantenere piene le riserve di gas prima dell’inizio dell’inverno, per affrontare tagli improvvisi alle forniture di gas dalla Russia, il principale fornitore all’Europa (il 40 per cento del gas importato in UE arrivava da lì prima dell’inizio della guerra in Ucraina). In un confronto con gli eurodeputati prima del voto, il vicepresidente esecutivo per il Green Deal, Frans Timmermans, ha riferito che al momento ci sono almeno una dozzina di Stati membri che hanno subìto tagli unilaterali di gas da parte del Cremlino, almeno altri 10 hanno emesso un “preavviso” di allarme. Timmermans ha avvertito del rischio di un’interruzione totale “molto più reale di prima”, motivo per cui è ancora più importante lavorare su stoccaggi di riserva a livello comunitario e diversificazione dei fornitori di energia all’UE.
Il regolamento proposto dalla Commissione Ue lo scorso 23 marzo prescrive un obbligo per tutti gli Stati membri di mantenere piene le riserve di gas prima dell’inizio di ogni inverno, il periodo dell’anno in cui la domanda di gas è più alta, perché si fa più uso dei riscaldamenti. Il livello di riempimento obbligatorio è fissato all’80 per cento della capacità per il 2022, ma l’accordo esorta i governi e gli operatori a “sforzarsi di raggiungere l’85 per cento”. A partire dal 2023 e fino al 2025 l’obiettivo sarà alzato al 90 per cento della capacità, mentre a livello Ue complessivo, l’Unione dovrà riempire le riserve all’85 per cento della capacità di stoccaggio sotterraneo del gas nel 2022 e secondo le stime fornite periodicamente dalla Commissione europea oggi è a poco più del 50%.
Per gli Stati membri che non dispongono di proprie strutture sotterranee per mettere in riserva il gas è possibile accedere temporaneamente a quelle altrui, per circa il 15 per cento del loro consumo annuo di gas negli ultimi cinque anni, condividendo poi l’onere finanziario degli obblighi di riempimento con il governo “ospitante”. In questo contesto normativo, la Commissione europea ha raccomandato ai governi di siglare accordi di solidarietà bilaterale proprio in caso di crisi di approvvigionamento, anche se per il momento ne sono stati sottoscritti solo sei: tra Germania e Danimarca a dicembre 2020, ben prima dell’inizio della guerra; a partire da questo autunno, quando già i prezzi dell’energia hanno iniziato a salire sono arrivati quelli tra Germania e Austria a dicembre 2021; Estonia e Lettonia a gennaio 2022; Lituania e Lettonia a marzo 2022; Italia e Slovenia ad aprile; Finlandia ed Estonia ad aprile 2022. Gli Stati possono raggiungere gli obiettivi europei di riempimento usando anche gas naturale liquefatto (GNL) o combustibili alternativi stoccati negli impianti.
Parlamento e Consiglio hanno sostenuto l’iniziativa della Commissione europea di istituire un meccanismo (volontario) per l’approvvigionamento congiunto di gas se almeno due Stati membri ne richiedono l’attivazione, per ottenere prezzi più bassi sugli ordini di grandi dimensioni ma anche per scongiurare concorrenza tra Stati sulle forniture. Entro agosto di quest’anno, l’Esecutivo comunitario dovrà presentare delle linee guida agli Stati su come dovrebbe funzionare questo meccanismo di acquisto comune di gas (per poi passare, secondo l’idea di Bruxelles, anche al gas naturale liquefatto e all’idrogeno). Il regolamento introduce inoltre l’obbligo per tutti gli operatori di stoccaggio presenti sul mercato europeo di avere una certificazione per poter controllare gli impianti, per evitare rischi derivanti da interferenze esterne. Il riferimento indiretto è alla compagnia energetica russa Gazprom, il principale fornitore di gas all’UE, accusato di aver mantenuto anche prima dell’inizio della guerra in Ucraina un comportamento anomalo sul mercato dell’energia e poi di aver tagliato le forniture energetiche a molti Stati membri. Nei negoziati per trovare un accordo politico, il Parlamento europeo ha spinto per introdurre nell’accordo un riferimento preciso per limitare l’uso di gas “da fornitori inaffidabili” – come la Russia – per riempire gli stoccaggi e per dare un segnale forte a Putin ma la richiesta non è stata accolta dagli Stati. Dopo il via libera della plenaria, ora manca l’approvazione formale da parte degli Stati membri prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale e dell’entrata in vigore.