Bruxelles – Quindici nuove indagini per adescamento dei rifugiati ucraini su internet, nove sospetti trafficanti di esseri umani e nove possibili vittime identificate. Questo è l’esito dell’ultima operazione coordinata di Europol: un ‘hackathon’ – una crasi dei termini inglesi ‘hacker’ e ‘ marathon’ (maratona) – nel gergo della polizia di Internet quando un gruppo di esperti si riunisce, online, e lavora insieme per risolvere uno stesso problema o compiere un’indagine.
Scattate a fine maggio, le operazioni, coordinate dalla Piattaforma multidisciplinare europea contro le minacce criminali (Empact), hanno preso di mira le reti criminali che cercano di attirare i rifugiati ucraini ai fini dello sfruttamento sessuale o lavorativo, attraverso siti web e piattaforme di social media. Anche l’Italia ha partecipato insieme ad altri 13 Stati europei (Austria, Cipro, Danimarca, Germania, Ungheria, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna, Regno Unito), sotto la guida olandese.
Le indagini online si sono concentrate sul monitoraggio dei post che offrono aiuto ai rifugiati per il trasporto, l’alloggio e il lavoro, dei siti di incontri e di reclutamento, e delle piattaforme che offrono servizi sessuali, per un totale di 125 siti e 351 utenti controllati.
Se molte piattaforme hanno adottato misure per combattere il traffico di rifugiati ucraini, secondo le forze dell’ordine, un numero significativo di offerte di lavoro risultava comunque sospetto. È il caso di ‘servizi fotografici’ rivolti esclusivamente alle donne ucraine, di tentativi di adescare le vittime attraverso offerte lavorative con la promessa di un ‘futuro brillante’ o, ancora, di offerte di alloggio specificamente rivolte ai rifugiati ucraini.