Bruxelles – Frontex “potrebbe essere indirettamente coinvolta” nelle violazioni dei diritti umani in Lituania e Grecia. La nuova denuncia contro l’agenzia europea per le frontiere è arrivata dal responsabile per i diritti fondamentali di Frontex, l’ufficio che si occupa di monitorare che le sue operazioni rispettino i diritti dell’uomo. Nel rapporto annuale pubblicato oggi (22 giugno) evidenzia che, “per quanto non ci siano prove di un coinvolgimento diretto in pratiche illegali”, “c’è il rischio di un coinvolgimento indiretto dei membri di Frontex attraverso omissioni di intervento e/o l’aver preso parte a catene di azioni che hanno portato all’espulsione collettiva di migranti” nel 2021.
Questa pratica è contro le norme comunitarie ed è definita nel gergo tecnico ‘pushback’: respingimenti di persone con diritto alla protezione internazionale ai confini dell’Unione Europea. Una pratica che, in alcuni Paesi però, lo scorso anno era all’ordine del giorno: dall’Ungheria alla Grecia, fino alla Croazia.
Il rapporto cita nello specifico il caso delle frontiere orientali di Lituania, Lettonia e Polonia a confine con la Bielorussia, dove gli arrivi irregolari di persone migranti sono stati oltre 8mila (+1.200 per cento rispetto al 2020). Una situazione – determinata dal presidente Alexander Lukashenko, come misura di ritorsione contro le sanzioni economiche di Bruxelles – a cui i tre Paesi hanno risposto dichiarando lo stato di emergenza. E, come sottolinea l’ufficio, introducendo “pratiche illegali che, secondo il responsabile per i Diritti umani, sono contrarie al diritto internazionale e dell’Ue, tra cui le espulsioni collettive e l’impedimento all’ingresso senza fornire un accesso effettivo all’asilo”.
È proprio in Lituania, Paese oggetto del monitoraggio, che Frontex avrebbe contribuito alle violazioni. Oltre al presunto ruolo – indiretto – nelle attività di pushback, anche “le attività di rimpatrio assistite da Frontex possono sollevare problemi di diritti fondamentali”, sostiene il rapporto. Il motivo sarebbe lo scarso accesso alle informazioni e alla consulenza legale previste per le legge per la domanda di asilo. Mentre in Grecia, il contributo delle guardie di frontiera ci sarebbe stato con la consegna di soggetti alle autorità nazionali competenti, senza poi “riuscire a documentare quali misure siano state adottate in seguito”.
Il fallimento di Frontex nella protezione dei diritti dei migranti era già stato decretato dal Parlamento Europeo a metà 2021 e proprio le ombre sulla sua condotta per presunte violazioni avevano portato alle dimissioni del direttore esecutivo dell’agenzia lo scorso aprile. Al momento si è in attesa del rapporto – non ancora pubblicato – dell’Ufficio europeo anti-frode (Olaf) sulle accuse di cattiva condotta alle frontiere esterne dell’Ue.
Una parte del rapporto annuale è dedicata anche all’Italia, dove gli arrivi nel 2021 sono stati i più alti dal 2017. Dal punto di vista dei rapporti umani, l’ufficio segnala che le maggiori problematiche hanno riguardato le raccolta delle informazioni sulle vulnerabilità, le condizioni materiali di certi centri di accoglienza e l’accesso al diritto di asilo. Secondo il responsabile dei diritti fondamentali di Frontex, le informazioni raccolte dai diversi attori nella fase di arrivo e di successiva accoglienza sono spesso soggette a dispersione e ciò può influire su un adeguato follow-up da parte dei servizi specializzati. Per questo nel corso del 2021 ha raccomandato all’Italia e alla stessa agenzia di semplificare le procedure di identificazione e di rinvio per le persone vulnerabili e in situazioni di vulnerabilità attraverso un vademecum per facilitarne l’individuazione.
Il responsabile denuncia inoltre le condizioni presenti negli hotspot dell’isola di Lampedusa e di Pozzallo, in provincia di Ragusa. Che restano “preoccupanti”, sostiene il rapporto, “a causa della limitata capacità di prima accoglienza di fronte a un numero elevato di arrivi di migranti”, “in termini di spazio e alloggio, o di accesso sufficiente all’aria aperta e all’esercizio fisico, a seconda del luogo”. Per quanto le autorità italiane stessero, al momento del monitoraggio, migliorando le condizioni delle strutture, soprattutto a Lampedusa. L’accesso al diritto d’asilo e alla protezione internazionale alle frontiere resta invece “una sfida, soprattutto a causa delle misure anti Covid-19”.