Roma – Il governo traballa per qualche ora, ma alla fine si rivela un colpo di vento passeggero. Mario Draghi si presenta in Senato quando la sua maggioranza ancora media sulla risoluzione da presentare sulle comunicazioni in vista del Consiglio Ue del 23 e 24 giugno: punta sull’autodeterminazione dell’Ucraina, sull’efficacia delle sanzioni all’invasore russo che reagisce tagliando i flussi di gas verso l’Europa, e l’Italia; sull’urgenza di provvedere al bene dei cittadini europei, con il price cap come antidoto al gioco del rialzo dei prezzi. E poi parla di crisi alimentare globale, che va fermata con una Risoluzione Onu. Poi in replica, il premier ringrazia il Senato per l’unità dimostrata, proprio mentre al suo fianco, in aula, Luigi Di Maio prepara la sua uscita dal M5S per creare gruppi di sostegno all’esecutivo e al presidente del Consiglio.
“Dall’inizio della guerra il nostro governo si è mosso con rapidità per trovare fonti di approvvigionamento alternative al gas russo: abbiamo stretto accordi importanti con vari Paesi fornitori, dall’Algeria all’Azerbaijan, e promosso nuovi investimenti anche delle rinnovabili. Grazie a queste misure potremmo ridurre in modo significativo la nostra dipendenza dal gas russo già dall’anno prossimo”, assicura Draghi. Che indica come strumento “essenziale” per “per frenare l’aumento generale dei prezzi e tutelare il potere di acquisto dei cittadini”, quello di imporre – dice proprio così – “un tetto al prezzo del gas russo”, che avrebbe come conseguenza immediata anche quella di “ridurre i flussi finanziari verso Mosca”. Ma avverte l’Europa: “Deve muoversi con rapidità e decisione per tutelare i propri cittadini dalle ricadute innescate dalla guerra”.
L’ex presidente della Bce tratterà al tavolo di Bruxelles, con il mandato rinnovato del Parlamento, anche sul tema della crisi alimentare, perché “il conflitto in atto rischia di creare una crisi umanitaria di dimensioni straordinarie”, mettendo a rischio “le forniture di grano ai Paesi più poveri del mondo”. Per Draghi, però, ormai c’è solo una strada percorribile: “Non vedo alternativa a una risoluzione delle Nazioni Unite”. Anche in questo caso la rapidità di azione è fondamentale: “Le proiezioni fornite dal Ucraina indicano che la produzione di cereali potrebbe calare tra il 40 e il 50% rispetto all’anno scorso”.
La ciliegina sulla torta Draghi ce la mette sull’ultima frase delle sue comunicazioni. Quando dice che “
l’Italia continuerà a lavorare con l’Unione europea e i nostri partner del G7 per sostenere l’Ucraina, ricercare la pace, superare questa crisi. Questo è il mandato che il governo ha ricevuto dal Parlamento, da voi. Questa è la guida per la nostra azione”. Il Senato applaude, non spellandosi le mani, poi vota la risoluzione di maggioranza: 219 sì, 20 contrari e 21 astenuti. L’ostacolo è superato, ma
domani è un altro giorno.