Bruxelles – Fino a 9mila euro al mese di finanziamenti europei per un progetto turistico durato due anni e mezzo e poi chiuso. È un esempio di quanto è successo in Sicilia, come denuncia la relazione speciale pubblicata oggi dalla Corte dei conti europea. Il documento prende in esame la durata di 879 progetti per la diversificazione dell’economia rurale che hanno usufruito del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr), nell’ambito del programma 2007-2013, in 11 Paesi (Austria, Bulgaria, Francia, Grecia, Italia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca Romania, Slovacchia, Ungheria).
Dell’Italia viene analizzata soltanto la Sicilia, dove, alla fine dei cinque anni prescritti dalla normativa, solo 36 strutture ricettive su 60 sono ancora in funzione. Si tratta del 60 per cento contro una media europea dell’80 per cento che, in alcuni Stati, come l’Austria, arriva al 98 per cento. Mentre 24 strutture tra Repubblica Ceca, Francia, Ungheria, Romania, Slovacchia e Sicilia seppur aperte, in realtà non erano mai prenotabili. Quattro casi sarebbero invece oggetto di investigazione per uso privato, dal momento che la Corte ha ritenuto “oltre ogni ragionevole dubbio, che l’alloggio non fosse a disposizione dei turisti”.
Dal 2007, la Commissione Europea ha speso 10 miliardi di euro dei fondi destinati allo sviluppo rurale per diversificare l’economia rurale dell’Unione Europea. “L’Ue ha investito somme ingenti per ridurre la dipendenza dell’economia rurale dall’agricoltura e dalla silvicoltura, preservare e creare posti di lavoro, nonché migliorare le infrastrutture nelle zone rurali”, ha dichiarato Viorel Ștefan, il membro della Corte responsabile dell’audit. “Ma i progetti finanziati in questi ambiti devono produrre risultati che rimangono nel tempo e, secondo la Corte, l’Ue dovrebbe fare di più per promuovere progetti che traggono vantaggi duraturi dal sostegno erogato e ne assicurano un utilizzo proficuo”.