Bruxelles – Stavolta Emmanuel Macron non ce l’ha fatta. A due mesi dalla riconferma a presidente della Francia, il leader centrista ha subito una bruciante sconfitta al secondo turno delle elezioni legislative: nonostante il suo partito La République En Marche – recentemente rinominato Renaissance – rimarrà il gruppo parlamentare più numeroso, la coalizione liberale Ensamble! non è riuscita a raggiungere i 289 seggi necessari per ottenere la maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale. A preoccupare è soprattutto il tasso di astensionismo, che aveva caratterizzato anche le elezioni presidenziali: meno di un elettore francese su due si è recato ieri alle urne (46,23 per cento), abbassando ulteriormente la tendenza registrata al primo turno (47,51).
I vincitori delle elezioni legislative in Francia sono stati la coalizione di sinistra NUPES (La France insoumise, Partito socialista, Verdi, Partito comunista) guidata da Jean-Luc Mélenchon, e Rassemblement National di Marine Le Pen – sconfitta al ballottaggio delle presidenziali di aprile. I risultati mostrano che, con i 147 seggi conquistati alla Camera bassa francese, le forze della sinistra unita rappresenteranno la principale forza di opposizione: saranno 84 i deputati della sinistra radicale di La France Insoumise, 29 i socialisti, 21 i Verdi e 13 i comunisti (oltre ad altri 8 di altri partiti). Ma è l’estrema destra ad aver registrato una crescita verticale, dagli 8 deputati della scorsa legislatura ai 90 eletti ieri, attestandosi a primo partito di opposizione per numero di rappresentanti all’Assemblea nazionale.
A costruire il vero ago della bilancia potrebbe essere però la destra conservatrice di Les Républicains, che con i 68 seggi conquistati è la prima indiziata a costituire una maggioranza insieme ai centristi della coalizione Ensamble!, o con un patto di governo per la prossima legislatura o con un accordo per dare il via libera a singoli provvedimenti concordati. Dopo le elezioni, in Francia regna una situazione di incertezza, considerato il fatto che il presidente Macron non potrà più contare su una maggioranza assoluta formata esclusivamente dai partiti dello schieramento liberale: oltre a Renaissance (166 seggi), gli alleati di MoDem hanno eletto 47 deputati, 28 il partito Horizons dell’ex-primo ministro Edouard Philippe e altri 6 le forze minori, fermandosi a 42 lunghezze dall’obiettivo fissato alla vigilia del voto.
Da rilevare anche le sconfitte di alcuni membri dell’attuale governo guidato da Élisabeth Borne, che nei prossimi giorni rassegneranno le dimissioni. È il caso della ministra della Transizione ecologica, Amélie de Montchalin, della Salute, Brigitte Bourguignon, e la segretaria di Stato per il Mare, Justine Benin. “Dovremo rispettare il voto e trarne le conseguenze”, ha commentato ieri sera dopo l’annuncio dei risultati parziali la prima ministra francese, che si è rivolta alle forze politiche “di buona volontà” per “costruire una maggioranza d’azione” basata su “compromessi”. Per la premier Borne, la situazione “inedita” che vive oggi la Francia “rappresenta un rischio per il nostro Paese, considerate le sfide che dobbiamo affrontare, sia sul piano nazionale sia su quello internazionale”.