Bruxelles – Ripotenziare l’Unione europea, ‘REPower EU’, anche attraverso il nucleare. Non è un caso che la Repubblica ceca abbia scelto il termine ‘Repower’ nel motto chiave della sua presidenza semestrale alla guida dell’UE che prenderà il via dal primo luglio fino alla fine dell’anno, portando avanti il lavoro fatto fino a questo momento dalla presidenza francese. E non è casuale la scelta del motto ‘Rethink, Rebuild, Repower’ (Ripensare, rinnovare “ripotenziare” l’UE) dal momento che il Paese dovrà concentrarsi sull’attuazione del pacchetto energetico ‘RePowerEU’, presentato lo scorso 18 maggio dalla Commissione Europea come una tabella di marcia per liberare l’Unione dalla dipendenza dai combustibili fossili russi al più tardi entro il 2027.
“La necessità di una trasformazione accelerata del settore energetico europeo è ancora più urgente oggi, la sua decarbonizzazione non riguarda più solo la protezione del clima”, scrive il premier ceco, Petr Fiala, in un post sul sito della presidenza ceca che svela i primi punti in agenda e le priorità del semestre. “Ora è soprattutto una condizione per la nostra indipendenza e sicurezza energetica”, a causa dei tentativi molteplici della Russia di ricattare i Paesi membri Ue tagliando le forniture di idrocarburi (essendo Mosca il principale fornitore all’UE). E’ per questo che una delle priorità individuate da Praga è proprio quella della sicurezza energetica. Come nei piani di Bruxelles, il focus sarà sulla diversificazione dei fornitori di energia (l’UE ha appena siglato un memorandum con Egitto e Israele per più forniture di gas all’Europa), tra cui la logistica, il risparmio energetico e l’accelerazione della transizione alle energie rinnovabili e a basse emissioni. “La Presidenza ceca è pronta a lavorare sull’attuazione della regolamentazione delle riserve di gas”, si legge sul sito della presidenza, in riferimento all’obbligo disposto dall’Esecutivo comunitario di riempire gli stoccaggi di gas prima dell’inverno per far fronte a eventuali tagli alle forniture e sulla promozione degli acquisti congiunti a livello europeo attraverso la piattaforma lanciata da Bruxelles.
Ma per Praga la sicurezza energetica dell’UE passa anche per l’energia nucleare che sarà centrale nella sua agenda “anche per raggiungere gli obiettivi climatici dell’UE”. Il nucleare è un’importante fonte di energia nella Repubblica Ceca, rappresentando circa il 40 per cento del suo mix energetico, e ha di recente annunciato la costruzione di una nuova centrale. Tra il 2006 e il 2020 l’Unione europea ha osservato un calo progressivo del 25,5 per cento della produzione di elettricità proveniente dalle centrali nucleari, ma il dibattito sull’energia dell’atomo è stato rilanciato di fronte alla necessità di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili russi e in particolare dal gas importato da Mosca.
Se il gas rende l’Unione europea dipendente al 90 per cento da Stati terzi, vedi la Russia (da cui arriva più del 40 per cento del gas importato), rinnovabili e nucleare sono prodotti per la maggior parte in casa e dunque contribuiscono a rafforzare l’indipendenza energetica dell’UE, sostengono i Paesi a favore. In realtà, non è proprio così e anche per la produzione di energia nucleare Bruxelles ha bisogno di materie prime importate come l’uranio arricchito (che l’UE importa proprio da Mosca per buona parte).
Gran parte dell’energia elettrica da atomo dell’Unione è concentrata in Francia, che ha già annunciato che il nucleare tornerà ad essere centrale nei suoi piani per la decarbonizzazione dell’economia francese (con la costruzione di nuovi reattori). Stati come la Germania hanno deciso di allontanarvisi dopo l’incidente di Fukushima e chi è contrario all’energia atomica lo è perché nonostante sia poco impattante a livello di produzione di emissioni, rimangono grandi criticità sulla sua sostenibilità quando si parla di smaltimento delle scorie radioattive che rimangono per anni sui territori. La guerra di Putin in Ucraina ha però costretto l’UE a ripensare l’approvvigionamento di gas all’Europa, cambiando le carte in tavola e molti Stati membri – compresa la Commissione – si stanno riconvertendo.
Centrale nell’agenda ceca sarà lo sviluppo delle infrastrutture dell’energia, dallo stoccaggio del gas all’adattamento delle infrastrutture esistenti per renderle pronte per il passaggio dell’idrogeno. Proprio ieri Bruxelles ha ricevuto la notifica del primo progetto di interesse comune (IPCEI) che riguarda l’idrogeno e in cui confluiranno 41 progetti da realizzare in 15 Stati membri Ue. Nel piano ‘REPower Eu’ per l’indipendenza dai combustibili fossili russi, l’UE ha fissato l’obiettivo di produrre 10 milioni di tonnellate di idrogeno pulito entro il 2030, per andare a sostituire circa 40 miliardi di metri cubi di gas russo e servirà riconvertire le strutture che oggi permettono il passaggio del gas.
Oltre al nucleare e alle infrastrutture, Praga dovrà portare avanti il lavoro lasciato in sospeso dalla presidenza di Parigi sull’ambizioso pacchetto sul clima ‘Fit for 55’, presentato lo scorso luglio dall’Esecutivo comunitario con l’obiettivo di tagliare del 55 per cento le emissioni di gas serra entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990) come tappa intermedia per l’azzeramento al 2050. Il pacchetto conta tredici proposte legislative, di cui otto revisioni di leggi esistenti e cinque nuove proposte. La presidenza ceca ha già fatto sapere che si concentrerà soprattutto dell’efficienza energetica e dell’uso delle energie rinnovabili, su cui Bruxelles ha proposto di alzare i target alla luce della guerra in Ucraina. Praga infine insiste per tener conto della dimensione sociale di questa transizione verde, evocando la necessità di misure che “riducano l’impatto sociale ed economico negativo dei prezzi elevati dell’energia”.