Bruxelles – Al lavoro per un meccanismo che metta al riparo l’eurozona “contro i rischi di recrudescenza della frammentazione”, insieme a “flessibilità nel reinvestimento dei rimborsi in scadenza nel portafoglio PEPP”, il programma di acquisto pandemico dei titoli di debito lanciato per mitigare i rischi derivanti dalla crisi sanitaria per l’economia. Indietro non si torna. Le decisioni annunciate su tassi di interesse e stop al programma di acquisti non vengono rimesse in discussione, e la riunione straordinaria del consiglio direttivo della BCE serve a calmare i mercati, che già hanno iniziato a scommettere sulla tenuta dell’eurozona.
La riunione convocata per le 11:00 è servita proprio per fare il punto sulla situazione dei mercati finanziari. L’annuncio di aumentare i tassi di interesse, e quindi il costo di prestito del denaro che le banche pagano quando chiedono liquidità alle banche centrali, è volto a cercare di ridurre l’inflazione. Ma smorzare la domanda attraverso condizioni di credito meno vantaggiose per famiglie e imprese rischia l’effetto contrario, di avere una nuova recessione. Allo stesso tempo senza scudi della Bce, il pagamento degli interessi sui titoli di debito diventa più oneroso per lo Stato emettitore. Si considera il titolo più rischioso, e il premio va aumentato per incentivare gli acquisti. Per chi, come l’Italia, ha une elevato debito, questo rischia di inasprire la spirale di insostenibilità dei conti pubblici.
La Banca centrale europea non abbandona però gli Stati in questo clima di incertezza. Il messaggio che arriva a Francoforte dopo la riunione straordinaria si sintetizza così. Continuerà a fornire liquidità distribuendo i proventi delle vendite degli acquisti fatti con il programma anti-pandemico, e allo stesso tempo il Consiglio direttivo ha deciso di “conferire mandato ai pertinenti Comitati dell’Eurosistema insieme ai servizi della BCE per accelerare il completamento della progettazione di un nuovo strumento anti-frammentazione all’esame del Consiglio direttivo”. Si lavora dunque alla definizione di un nuovo strumento di politica monetaria per la nuova sfida che investe l’area dell’euro.
Chiarimenti che trovano il plauso di Paolo Gentiloni. “Dobbiamo affrontare l’inflazione sapendo che non ha la stessa origine di quella americana”, ricorda il commissario per l’Economia intervenendo al Competitive Europe Summit di Politico.” Penso che il percorso intrapreso dalla Bce sia ragionevole ma la necessità di affrontare il rischio di frammentazione fa parte del suo mandato”. Bene uscire da logiche emergenziali e tentare il ritorno alla normalità delle politiche monetarie, ma servono anche politiche non monetarie, che spettano ai governi.
“Il debito dell’Eurozona ora è al 97 per cento”, e la questione va affrontata anche “dal punto di vista politico”, insiste Gentiloni, che torna a invocare un accordo sulla revisione delle regole di bilancio. La soglia del 60 per cento nel rapporto debito/PIL “non deriva da premi Nobel per la pace, deriva dalla media del debito al momento della firma del trattati”. Nello specifico risale al 1992, quando venne firmato il trattato di Maastricht dove per la prima volta questo parametro di riferimento venne introdotto come punto vincolante. “Dobbiamo ridurre il debito, specie in quei Paesi dove questo è elevato, senza soffocare la crescita”. Su questo la Commissione e gli Stati ragionano ormai dallo scoppio della pandemia, e dei confinamenti che hanno fermato il motore economico. “In questo momento di incertezza se mandiamo il messaggio che siamo d’accordo sulla revisione della nostra politica economica, mandiamo un segnale positivo“, quando serve il contrario. “Non c’è un destino di recessione, c’è il rischio che essendo troppo pessimisti contribuiamo a una profezia che si autoavvera”.