Bruxelles – Il Parlamento europeo si prepara al primo voto sull’inserimento di gas e nucleare nella tassonomia ‘verde’, il sistema europeo di classificazione degli investimenti economici sostenibili. Domani (14 giugno) le commissioni riunite Affari economici e monetari (ECON) e Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza alimentare (ENVI) sono chiamate al voto su un’obiezione alla proposta della Commissione europea di classificare, a determinate condizioni e per un periodo di tempo limitato, investimenti specifici nel gas e nell’energia nucleare come attività transitorie che contribuiscono alla mitigazione del cambiamento climatico (perché fanno da “ponte” alle attività pienamente verdi).
Il secondo atto delegato sulla tassonomia, quello che riguarda gli investimenti in gas e nucleare, è stato adottato dalla Commissione Europea lo scorso 2 febbraio e presentato l’11 marzo al Parlamento europeo, che ora ha tempo fino all’11 luglio per respingerlo. A metà maggio, una coalizione trasversale di gruppi parlamentari, che va dai democristiani alla sinistra, ha presentato una risoluzione – che Eunews pubblica – chiedendo di bocciare la proposta della Commissione.
Il voto in ECON e ENVI di domani è pieno di significato politico dal momento che sarà anche un modo per capire l’orientamento dei vari gruppi politici all’Europarlamento, in vista del voto definitivo in plenaria sull’atto delegato che si terrà nel corso della plenaria del 4-7 luglio. Tanto che la commissaria europea per i servizi finanziari, Mairead McGuinness, sarà domani mattina in audizione in ECON, poco prima del voto, per un confronto con gli eurodeputati sulla questione. Il documento licenziato da Palazzo Berlaymont, dopo tanti rinvii, riconosce il “potenziale del gas fossile e dell’energia nucleare per contribuire a decarbonizzare l’economia europea”, come attività di transizione per arrivare alla decarbonizzazione dell’UE. Con il sistema della tassonomia verde Bruxelles punta a mobilitare grandi somme di capitale (soprattutto privato) in attività che possano contribuire agli obiettivi climatici e ambientali dell’UE.
L’atto delegato, dopo la proposta della Commissione europea, deve ora passare al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio dell’UE, che sono i due co-legislatori. Entrambi hanno potere di veto sull’atto delegato, ma nei fatti con numeri (e, dunque, anche possibilità) molto diversi. Gli Stati UE possono opporsi a maggioranza qualificata rafforzata inversa, che significa una super maggioranza di 20 Stati membri su 27, molto improbabile da raggiungere. Anche con l’opposizione “di peso” di Paesi come la Germania (che ha annunciato l’opposizione) e l’Austria (che invece ha annunciato una vera e propria azione legale contro la Commissione Europea).
All’Eurocamera i numeri sono molto diversi diversi e c’è una possibilità di bocciare l’atto delegato su gas e nucleare, dal momento che è sufficiente una maggioranza semplice (353 deputati). L’atto delegato incontrerà l’opposizione di tutto il gruppo dei Verdi europei (72 seggi in Parlamento), che ha lanciato l’iniziativa per opporsi ufficialmente all’atto delegato. I Verdi europei pensano di poter contare già su una buona parte del gruppo dei Socialisti&Democratici (S&D) e della Sinistra Unitaria (ex GUE) con i quali si arriverebbe già a 256 voti di opposizione. Mancherebbero quindi un centinaio di eurodeputati per arrivare alla soglia necessaria per bocciare l’atto delegato. L’incognita più grande all’interno dell’Emiciclo sarà il Partito popolare europeo (PPE), il gruppo più numeroso all’Europarlamento, che con 177 parlamentari rischia di spaccarsi e a quel punto anche il voto nelle commissioni della prossima settimana può essere indicativo. Occhi puntati quindi sull’emiciclo di Strasburgo, che potrebbe essere decisivo per costringere la Commissione Europea a rimettere mano all’atto delegato.