Bruxelles – In Italia rimane alta la qualità delle acque balneabili, tanto al mare quanto nei fiumi e nei laghi. Lo conferma la relazione sullo stato delle acque di balneazione in Europa nel 2021, evidenziando che su 5.524 siti italiani, 4.854 si contraddistinguono per una qualità eccellente. L’Italia, primo Paese (dell’UE, più Svizzera e Albania) per numero di siti segnalati all’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) è sopra la media europea (84,7 per cento), con 87,9 siti di balneazione su 100 di elevate caratteristiche sul piano ambientale.
Dall’adozione della direttiva sulle acque di balneazione nel 2006, la percentuale di siti eccellenti è cresciuta costantemente e nel 2021 gli standard minimi di qualità delle acque sono stati rispettati nel 95,2 per cento dei casi, su un totale di 21.859 siti sottoposti alla valutazione. Il numero di segnalazioni arrivate dall’Italia rappresenta quasi un quarto del totale: staccate Francia (3.355), Germania (2.291) e Spagna (2.261). A livello di percentuale sono però Austria, Malta, Croazia e Grecia a mostrare la quota maggiore di acque balneabili di qualità eccellente (tutte sopra il 95 per cento), ma con un numero di siti sottoposti a valutazione di molto inferiori ai primi quattro: dai 261 austriaci agli 87 maltesi, fino ai 935 croati, mentre la Grecia è anche il quinto Paese per numero di siti di balneazione (1.683).
Come segnalato dalla relazione, i “grandi investimenti” negli impianti e nelle reti di trattamento delle acque reflue urbane hanno portato a una “drastica riduzione degli inquinanti organici rilasciati attraverso le acque reflue urbane non trattate o parzialmente trattate”. Grazie a questi “continui sforzi”, oggi è possibile la balneazione in “acque superficiali urbanizzate e in passato fortemente inquinate”. Ecco perché l’impatto dell’inquinamento chimico nelle acque interne e costiere sulla salute e sulla biodiversità è attualmente oggetto di valutazione nell’ambito della revisione della direttiva del 2006. È comunque da segnalare che, sia in Europa in generale sia in Italia in particolare, la qualità dei siti sulla costa è tendenzialmente superiore rispetto a quella di fiumi e laghi: l’88 per cento dei siti di balneazione costiera è eccellente rispetto al 78,2 di quelli interni (in Italia sale all’86,4).
Uno degli obiettivi principali dell’UE è garantire che tutti i siti balneabili siano di qualità “almeno sufficiente”. Nella stagione 2021 lo standard minimo è stato raggiunto nel 95,2 per cento dei casi, ma va segnalato il ritardo accumulato sulla scadenza al 2015 previsto dalla direttiva sulle acque di balneazione. L’1,5 per cento dei siti (ovvero 332 in totale) hanno invece registrato una qualità “scarsa”, con i problemi maggiori registrati nei Paesi Bassi (4,6 per cento), in Lettonia (3,6) e in Svezia (3,5). “Nuotare in siti balneari con acque di scarsa qualità può causare malattie”, si legge nella relazione, che ricorda l’obbligo di chiuderli “per tutta la stagione successiva”, oltre alla necessità di “adottare misure per ridurre l’inquinamento ed eliminare i rischi per la salute dei bagnanti”. In base alla direttiva 2006, la balneazione deve essere vietata in modo permanente laddove le acque siano state classificate come scarse per almeno cinque anni consecutivi o più: su 45 casi nel 2021, 31 si trovavano in Italia (lo 0,5 per cento di tutti i siti segnalati nel Paese), otto in Francia, due nei Paesi Bassi e una rispettivamente in Repubblica Ceca, in Estonia, in Polonia e in Svezia.