Bruxelles – A tre mesi esatti dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, il 24 maggio il governo dell’Ungheria ha deciso di attivare lo stato di emergenza nel Paese, per la seconda volta dal 2020 (quando l’introduzione era stata motivata dallo scoppio della pandemia COVID-19). La misura entrerà in vigore alla mezzanotte di mercoledì 25 maggio. Lo ha reso noto Zoltan Kovacs, portavoce del primo ministro ungherese, Viktor Orbán, motivando la decisione con la necessità di “salvaguardare gli interessi di sicurezza nazionale” di fronte al pericolo del conflitto armato alle frontiere. “Vogliamo assicurarci di rimanere fuori dalla guerra, il governo ha bisogno di spazio di manovra e di prontezza per un’azione immediata“, ha aggiunto il portavoce di Orbán.
Breaking: Gov't orders state of danger due to the war in Ukraine. PM Orbán: "To safeguard HU's national security interests, to make sure we stay out of the war and to protect HUN families, the gov't needs room to maneuver and readiness for immediate action."
— Zoltan Kovacs (@zoltanspox) May 24, 2022
L’introduzione di quello che in Ungheria viene definito “stato di pericolo”, uno speciale stato di emergenza regolato dalla Costituzione, è stato reso possibile dal voto favorevole dell’Országgyűlés (il Parlamento unicamerale) al decimo emendamento alla Carta fondamentale. Con 136 voti favorevoli e 36 contrari, i deputati ungheresi hanno permesso all’esecutivo di dichiarare lo “stato di pericolo” anche in caso di conflitto armato o disastro umanitario in un Paese confinante, che abbia un “grave impatto sull’Ungheria in termini umanitari o economici“. Secondo le prerogative garantite dallo stato di emergenza, il governo dell’Ungheria può adottare decreti che sospendono l’applicazione di determinate leggi, per la stabilità dell’economia nazionale e per la sicurezza dei cittadini da minacce esterne.
In verità, in Ungheria è ancora attivo lo “stato di pericolo” introdotto l’11 marzo 2020 a seguito dell’epidemia di COVID-19 (che terminerà il prossimo 31 maggio). Inoltre, nel Paese rimane in vigore un altro ordinamento giuridico speciale, definito “stato di crisi dovuto all’immigrazione di massa”, introdotto nel 2015 e prorogato nel corso degli ultimi anni, su cui anche la Corte di Giustizia dell’UE si è pronunciata contro Budapest, a causa della violazione degli obblighi previsti dal diritto dell’Unione in materia di migrazione e asilo. La nuova misura voluta dal governo Orbán sembra andare nella direzione di un accentramento dei poteri nelle mani dell’esecutivo che, grazie alla vasta maggioranza su cui può contare in Parlamento dopo il voto di aprile, ha la possibilità di governare per decreto.