Bruxelles – Meccanismo di stabilità, avanti piano. I ministri dell’Economia e delle finanze dell’eurozona non hanno saputo sciogliere il nodo del successore di Klaus Regling alla guida del fondo salva-Stati. L’Eurogruppo cercava di preparare il terreno per il voto a maggioranza qualificata del board dell’ESM del prossimo 16 giugno. Si voleva ridurre da quattro a due il numero dei concorrenti, ma la riunione non è riuscita nell’intento. L’olandese Mello Snel si ritira, e restano quindi ancora tre candidati: Marco Buti per l’Italia (tecnico), Joao Leao per il Portogallo (socialista), e Pierre Gramegna per il Lussemburgo (liberale).
“Continuerò ad avere contatti informali con i candidati e con i loro Stati per cercare di costruire un consenso”, spiega il presidente dell’Eurogruppo, Pascal Donohoe, al termine dei lavori. L’auspicio è che si possa trovare una quadra. Serve l’80 per cento dei voti validi – che non sono uguali ma variano a seconda della partecipazione finanziaria – dper avere un nuovo direttore generale, e già due candidati rischiano di dividere troppo il consiglio d’amministrazione, e quindi i 19 Stati membri dell’eurozona anche parte dell’organismo intergovernativo considerato sempre più centrale nell’unione bancaria.
La riforma del mandato del MES, prevede che oltre a fornire i soldi ai governi in difficoltà, come già avvenuto per Cipro e Grecia, possa anche offrire un paracadute finanziario per le banche alle prese con crisi di liquidità attraverso una riserva di denaro creata con il contributo annuale della banche (denominato backstop), qualora il fondo di risoluzione non fosse sufficiente. “Il MES è uno strumento centrale”, sottolinea il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, che si rivolge all’Italia.
“Bisogna completare il processo di ratifica del trattato di riforma del MES”, sottolinea il commissario per l’Economia. Un trattato fermo in Germania, per le valutazioni della Corte costituzionale, e arenato a Roma, per l’impossibilità di un via libera mai arrivato.
I partiti, specie quelli all’opposizione, frenano sulla possibilità del MES di imporre una ristrutturazione del debito in caso di richiesta di intervento. Oltre all’obbligo di un rigido programma di riforme, si può avere una perdita di valore per i titoli di debito, dunque i BOT. Qui come sul nuove direttore esecutivo del MES però non si avanza. Restano ancora tre candidati e molti nodi da sciogliere